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Morti sul lavoro, strage continua e politica assente. L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

Andrea Pasini
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In Italia, il lavoro uccide. È una triste verità, qualcosa che fa male anche solo scrivere, ma questo non lo rende meno reale. L’Anmil parla di una «strage quotidiana» e non mi viene in mente nessun altro modo per descriverla.

Secondo i dati raccolti dall’Inail, dall’inizio dell’anno ad agosto si sono registrati 772 decessi sul luogo di lavoro. Ciò vuol dire che in Italia sono morte almeno tre persone al giorno mentre erano al lavoro. Qualche altro dato. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Istituto  tra gennaio e agosto sono state 349.449, oltre 27.000 in più (+8,5%) rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono aumentati anche gli infortuni sul tragitto di andata e ritorno tra casa e lavoro (+20,6%), tornati a salire tra marzo e agosto (dopo il calo del primo bimestre),complice il massiccio ricorso allo smart working dello scorso anno, a partire proprio da marzo 2020. Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato in tutti i settori produttivi, in particolare del 6,9% nella gestione assicurativa Industria e servizi (dai 279.792 casi del 2020 ai 299.147 del 2021), del 3,6% in Agricoltura (da 17.164 a 17.786) e del 29,2% nel Conto Stato (da 25.176 a 32.516).

Nei primi otto mesi dell’anno, ci sono stati 12 incidenti plurimi sul lavoro, per un totale di 29 decessi. Due lavoratori hanno perso la vita a seguito di un crollo di un fabbricato in provincia dell’Aquila a marzo, due a causa di inalazione di vapori tossici in provincia di Pavia a maggio, due per l’esplosione di un capannone in provincia di Perugia a maggio, due per soffocamento durante la pulizia di una cisterna in provincia di Cuneo a giugno, altri due intossicati da monossido di carbonio sempre in provincia di Cuneo a luglio e, infine, due persone travolte da una lastra di cemento in Valle d’Aosta ad agosto. Altri 17 lavoratori sono morti a causa di incidenti stradali. 

Capite perché non possiamo non definirla una strage! 

È incomprensibile che nel nostro Paese lavorare possa portare alla malattia e persino alla morte. Come ha dichiarato il presidente dell’Anmil, Zoello Forni, «stiamo assistendo a una strage quotidiana indegna di un Paese civile e quello che ci indigna ancor di più è che oggi si muore con le stesse modalità di cinquant’anni fa, come dimostrano le dinamiche degli incidenti: cadute dall’alto, schiacciamento da materiali, a seguito di folgorazioni, per esalazioni venefiche o per il ribaltamento di trattori. E la causa è sempre legata alla mancata osservanza delle norme sulla prevenzione, per la rimozione di dispositivi di sicurezza o per il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale».

Sul tema è intervenuto anche il ministro del lavoro Andrea Orlando che ha dichiarato: «Non basta un incontro con le sigle sindacali per debellare una piaga come questa. Purtroppo i limiti che oggi registriamo sono il frutto di scelte non fatte in passato». Mi scusi ministro, ma questo non basta. Non ci si può pulire la coscienza sugli errori passati, non si può puntare il dito contro altri governi, altri colori politici, e lasciare che la gente continui a morire senza fare nulla. Ora è lei il ministro che ha le deleghe per poter fare qualcosa. Ora è lei che deve mettersi d’impegno per invertire questo trend negativo. È ora che chi amministra questo paese la finisca di scaricare le colpe sempre sugli altri e mai assumersi le proprie responsabilità. 

La Uil ha presentato un progetto intitolato: Zero morti sul lavoro. Ministro Orlando prenda spunto da questo progetto che propone delle soluzioni serie e concrete per fermare questa vera e propria mattanza sul lavoro. Nel progetto zero morti sul lavoro della UIL troverà molti spunti che la aiuteranno concretamente a mettere in campo delle regole nuove per arginare  questa tragica situazione. Io da imprenditore che si trova ogni giorno a gestire altre persone e la loro sicurezza sul posto di lavoro credo che quello  di cui abbiamo veramente bisogno è una burocrazia più snella, poche regole chiare e leggi con pene adeguate e severe per tutti coloro che non rispettano le normative di sicurezza sul lavoro . Non si può giocare con la vita delle persone, in nome del  dio denaro. La logica di profitto non può surclassare la nostra umanità. Abbiamo bisogno che la sicurezza in generale ed in questo caso sul lavoro non resti solo un valore astratto ma un principio di vita per tutti i lavoratori.

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