Pensioni, la trattativa: ecco chi rischia l'assegno e le fasce d'età che pagano un prezzo altissimo
Ancora incerte le nuove regole sulle pensioni. Al momento le proposte sul tavolo di Mario Draghi per superare il cavallo di battaglia della Lega, Quota 100, sono due: Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. Con la prima opzione si va in pensione a 64 anni, con 38 anni di contributi versati, mentre con la seconda a 66 anni. A fare barricate oltre al partito di Matteo Salvini, le sigle sindacali. Con questo schema infatti si penalizzano i lavoratori che attualmente hanno 61-62 anni d'età e 37 di contributi. Il motivo è il seguente: se Quota 100 (62 + 38) fosse stata prorogata nel 2022, sarebbero potuti andare in pensione anticipata direttamente l'anno prossimo.
Invece, con Quota 102 (64+38) nel 2022 e Quota 104 (66+38) nel 2023 non potrebbero più andare in pensione anticipata e dovrebbero aspettare fino al 2026 per raggiungere la normale pensione di vecchiaia o di anzianità. Un cavillo che rischia di mettere a repentaglio la tenuta dello stesso governo. Quindi tocca al ministro dell'Economia Daniele Franco trovare una mediazione. L'ipotesi che sta prendendo piede è quella di procedere a rilento. Ossia, iniziare con Quota 102, per passare l’anno successivo o due anni dopo a 103 e così via fino a 104.
Altra versione ancora: partire l’anno prossimo da Quota 101 (63+38) anziché 102. Una manovra non esente da altre incognite. Così facendo l'esecutivo dovrà aumentare gli stanziamenti previsti nel triennio (circa 1,5 miliardi) dal documento programmatico di Bilancio. Soluzione però che non è fattibile, visto che il disegno di legge deve restare di 23,4 miliardi. A quel punto non resta che tagliare altrove, magari al rifinanziamento del reddito di cittadinanza che a molti già non va giù.