I politici litigano sul nulla mentre l'Italia sta scomparendo: l'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini
Per la prima volta nella storia, il numero di nuovi nati in Italia scenderà sotto la soglia dei 400.000. Quella in cui ci troviamo è una situazione drammatica, che troppo spesso viene messa in secondo piano dalla politica come da certi media, entrambi assorbiti da mesi dalla questione green pass e dalle manifestazioni nate contro l’obbligatorietà di quest’ultimo. Per non parlare poi delle ultime settimane dove il grande tema nel nostro Paese, per una certa parte politica, sembra essere solo quello di scongiurare un possibile attentato alla nostra democrazia da parte di un gruppo di nostalgici fascisti che io definirei prima di tutto dei delinquenti. Ci tengo a precisare onde evitare strumentalizzazioni varie che io personalmente condanno con forza e fermezza ogni tipo di ideologia estremista che vada contro i valori fondanti della nostra Repubblica, sia essa di origine neo fascista che neo comunista.
Sembra però che nel nostro Paese il dibattito politico si perda dietro a tematiche che poco hanno a che fare con i problemi reali del nostro paese, invece di concentrasi su temi che interessano la quotidianità degli italiani e del tessuto economico nazionale per cercare di trovare soluzioni concrete e urgenti. Quello che dovrebbe fare la nostra politica è risolvere le molteplici criticità che colpiscono tutti i giorni i cittadini come ad esempio la pressione fiscale, ormai arrivata a livelli vessatori; un’economia che, benché si stia risollevando dopo la pandemia, non vede ancora la luce in fondo al tunnel; una burocrazia opprimente; un sistema della giustizia che purtroppo troppo spesso fa acqua da tutte le parti; problemi idrogeologici; catastrofi naturali; tasso di natalità ai minimi storici; tasso di povertà dilagante e chi più ne ha più ne metta.
Mentre la politica passa il proprio tempo a litigare, con partiti che si accusano l’un l’altro, si querelano e si mettono a disquisire su temi veramente ridicoli che nulla hanno a che fare con la vita reale delle persone, la quotidianità dei cittadini continua con sempre più problemi e abbiamo tutti più bisogno di risposte concrete e celeri che mai purtroppo arrivano. Molte delle personalità che fanno politica ad alti livelli in questo Paese sembrano probabilmente affette da una malattia incurabile che intacca il sistema celebrale e che li porta a una schizofrenia incurabile. Sembrano tutti diventati incapaci d’intendere e volere, politicamente parlando.
L’Italia ha bisogno di risposte serie, concrete e veloci. Il tasso di povertà dilaga, sempre più italiani non arrivano a fine mese e non hanno neppure la possibilità di garantirsi un posto caldo ormai anche ad inizio mese. Le tasse stanno strozzando gli italiani e bloccando la crescita, mentre la burocrazia pachidermica, che negli anni è servita come una sorta di scaricabarile di responsabilità da un amministratore pubblico ad un altro, non consentendo più a nessuno se non dopo decenni di veder conclusa anche la più banale delle pratica. Abbiamo un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti e spaventa gli investitori che vorrebbero venire in Italia a fare business ma che hanno timore di trovarsi a fare i conti con una giustizia lenta e che ti tiene appeso a un filo per decenni per poi, come molto spesso capita, assolverti. Ma a nessuno sembra importare dei danni psicologici, famigliari e di business devastanti che questi calvari processuali portano alle persone per bene che purtroppo entrano in questo vortice folle. Abbiamo un crescita demografica pari a zero e questo se ancora qualcuno non lo avesse capito significa in parole povere che il Paese è destinato all’estinzione.
Sono tanti i temi importanti che meriterebbero l’attenzione di tutta la politica, di qualsiasi colore essa sia. Ma no, molti leader dei partiti politici italiani si scontrano sul problema dei comunismo, del fascismo, dello ius soli, del ddl Zan. Non voglio sminuire questi temi, ed è giusto e corretto che vengano affrontati, ma abbiamo delle priorità molto più grandi e temi molto più importanti sui quali porre l’attenzione e cercare di trovare delle soluzioni urgenti.
Un esempio su tutti ad esempio: Il numero di nuovi nati in Italia continua a calare inesorabilmente dal 2014 e la pandemia sembra aver aggravato la situazione. Se già da due anni la popolazione italiana è scesa sotto i 60 milioni (attualmente siamo a 59), secondo Blangiardo presidente dell’Istat «Con il passare del tempo la popolazione perderà la sua fisionomia iniziale: stante l’aspettativa di vita alla nascita di circa 80 anni, 400.000 nascite sono compatibili con una popolazione che nel lungo periodo si ferma a poco più di 30 milioni, non di 59 come è adesso».
Non solo, l’età media per avere figli si è molto alzata raggiungendo i 32,2 anni (+0,1 sul 2019) e il problema della natalità si è diffuso in tutto il Paese, da Nord a Sud. In questo quadro anche i matrimoni si sono praticamente dimezzati. Le unioni celebrate nel 2020 sono state inferiori a 100.000, ovvero il 47,5% in meno dell’anno precedente. Questo dato appare significati perché in Italia due figli su tre nascono da coppie sposate. «Non si è mai affrontato in maniera seria un problema serio, ma si è rimasti in attesa che si risolvesse da solo» ha dichiarato criticamente Blangiardo.
Secondo uno studio dell’università Bocconi di Milano, questo calo si può collegare a un sistema di welfare debole. Analizzando 22 Paesi ad alto reddito, appare infatti chiaro come sistemi più avanzati registrano una diminuzione delle nascite molto più contenuta, oppure non si registra affatto. Sono un esempio la Svizzera (+7,21%), l’Islanda (5,08%) e i Paesi Bassi (+3,19%). Secondo il premio Nobel Parisi, anche la precarietà dei contratti giovanili e la conseguente emigrazione ha contribuito al calo delle nascite, ma l’uomo punta il dito anche contro le strutture ospedaliere fatiscenti del Sud, dicendo che l’aumento della mortalità infantile del 36% è inaccettabile ed è un problema politico che va risolto il prima possibile.
Ma che influenza ha questa decrescita della natalità sulla nostra economia? Uno dei fattori che permettono la misurazione del Pil di un paese è proprio la struttura demografica e la popolazione. Se nei prossimi 20 anni dovessimo perdere 4 milioni di cittadini perderemmo anche il 6,9% del nostro Pil. Se poi si immagina che scenda anche la popolazione in età attiva a condizioni generali invariate nelle altre componenti, tra cui la produttività allora il calo del Pil arriva addirittura al -18,6%.
È necessario che la politica si muova il prima possibile per invertire questa tendenza catastrofica. Non è più tempo di divisioni tra partiti, tra destra e sinistra, tra correnti e correntine e tra giochi beceri di potere. Se l’attuale classe politica non inizia a capire che non si può più tirare la corda, che non si può più passare giornate, settimane, mesi e anni a discutere su temi che definirei marginali per quanto riguarda la vita del Paese, se non si alza il livello qualitativo di chi fa politica, inteso come professionalità, e si continua invece a scegliere amministratori pubblici solo perché amici di amici purtroppo di bassa qualità professionale, con quale coraggio potremmo ritornare a casa e guardare negli occhi i nostri figli pensando che questi cresceranno in un Paese che non potrà garantirgli un futuro? Come potremmo vivere con questo macigno sulla coscienza? Come possiamo guardarci allo specchio sapendo di aver avuto la possibilità di poter cambiare le cose ma di non averci neanche provato perché intenti a discutere e litigare sul nulla? Io credo che questo Paese e il suo popolo abbia le risorse umane ed economiche per poter ritornare a essere un grande Paese. E possa anche in breve tempo uscire da questa profonda crisi economica, e soprattutto valoriale, nella quale purtroppo è sprofondato da troppi anni.