Evergrande, scoppia la bolla della Cina: "Tsunami finanziario globale". Federico Rampini, finiremo come nel 1929
La nuova bolla finanziaria che spaventa le Borse di tutto il mondo si chiama "Evegrande", viene dalla Cina e rischia di trascinare a picco l'economia globale che sta faticosamente cercando di rialzarsi da un anno e mezzo di pandemia. Dopo le pesantissime perdite di lunedì, con il titolo in ribasso di oltre del 14 per cento, oggi il gigante immobiliare China Evergrande sta limitando i danni ma restano i timori per un default che avrebbe conseguenze drammatiche.
Travolto da un crack generato da un passivo di oltre 260 miliardi di euro, Evergrande è insolvente di fronte a decine di migliaia di persone, aziende e famiglie. Una sorta di "scandalo banche venete", ma ovviamente di dimensioni infinitamente maggiori. Da giorni vanno avanti le proteste di diverse decine di investitori cinesi a Shenzen davanti alla sede del gigante immobiliare. L'eventuale liquidazione del colosso del mattone, che dà lavoro direttamente a 200.000 impiegati con un indotto da 3,8 milioni di persone, potrebbe avere conseguenze considerevoli non solo sull'economia ma anche sulla stabilità sociale della Cina, proprio in un momento di crescente autoritarismo da parte del regime e del Partito comunista cinese in tutti gli ambiti della vita del Paese.
Il Giornale parla di "virus cinese", alludendo ovviamente al Covid che partendo da Wuhan ha sconvolto il pianeta. E analogamente, il crac di Evergrande può "contagiare" l'economia globale. Secondo Alessia Amighini. economista dell'Ispi e docente all'Università del Piemonte Orientale, si tratta di una "Bolla lasciata gonfiare per più di 7 anni" a cui ora il Partito del presidente Xi Jinping non potrà non porre rimedio per salvare la propria reputazione. "La soluzione è una nazionalizzazione che salvi le banche".
Secondo Federico Rampini, storico corrispondente di Repubblica e autore del pamphlet Fermare Pechino, le prospettive sono pessime: "La Cina vuole l'egemonia. Soffriremo la loro crisi come quella del 1929". Peraltro, "Evergrande è la punta dell'iceberg - spiega a il Giornale -, il boom cinese degli ultimi 30 anni è stato drogato anche da fenomeni speculativi e una overdose di debiti. Se nel 2008-09 i mutui subprime americani fecero crollare Wall Street e contagiarano il mondo intero, è fisiologico che una delle prossime crisi globali debba nascere in Cina".