Bollette, il report di Standard & Poor's: stangata infinita, per quanti anni non caleranno i prezzi
Il governo dovrà trovare 3 o 4 miliardi in fretta. E poi altri. E altri ancora. Già, perché l'aumento spaventoso delle bollette (la stima per il prossimo trimestre è di 9 miliardi) non è un incendio che si può spegnere gettandogli sopra un po' di quattrini. Ma l'inizio di una crisi energetica che durerà a lungo. E che darà vita a quel «bagno di sangue» preannunciato, tra le critiche e l'incomprensione dei più, dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Già domenica aveva un po' spaventato la stima del Financial Times secondo cui, stando all'analisi dei contratti futures del gas, i rincari proseguiranno anche il prossimo anno. Ebbene, era una previsione ottimistica. Ieri, Standard & Poor' s ha spiegato che i prezzi dell'energia continueranno ad aumentare sia nel 2022 sia nell'anno successivo. Per gli altri. Per l'Italia, invece, che giustamente viene trattata a parte, lo scenario è ben peggiore.
Da noi, infatti, a causa di una «strutturale carenza di offerta», sono previsti prezzi «più alti che negli altri mercati europei fino al 2025». Avete capito bene. Si tratta di quattro anni in cui la cinghia dovrà essere stretta al tal punto da rischiare di morire soffocati. Il governo non riesce a compensare, se non parzialmente, gli incrementi di ottobre, figuriamoci se la situazione non cambia e si procede a colpi di diversi miliardi di aumenti al trimestre fino al 2025. Altro che Pnrr, ci vorrebbe il pozzo di san Patrizio. Come si è arrivati a tutto questo. Per S&P non ci vuole Sherlock Holmes per individuare il colpevole: si tratta dell'Unione europea, che con la sua furia ecologista ha fatto impennare i prezzi del carbonio e provocato cali dell'offerta da fonti come termico e nucleare che non potranno essere compensati interamente con le rinnovabili. È un ragionamento che qualche giorno fa ha fatto anche il Wall Street Journal, ricordando che «i governi hanno pesantemente sovvenzionato le energie rinnovabili come l'eolico e il solare e hanno chiuso le centrali a carbone per rispettare i loro impegni nell'ambito dell'accordo di Parigi sul clima». Peccato che l'energia eolica quest' estate sia diminuita. Motivo per cui «i paesi stanno cercando di importare più combustibili fossili per alimentare le loro reti».
LA TRAPPOLA DEL CLIMA
Ma alle stesse conclusioni è arrivato anche Davide Tabarelli per il quale l'Europa, che «sembra aver scoperto solo ora» che la Russia è nostro il maggior fornitore, «è 20 anni che ci dice che avremmo dovuto sostituire il gas, ma in questo momento non ci sono rinnovabili». Per il presidente neanche la Cop26 porterà soluzioni sul tavolo. Da Glasgow «si dirà che bisogna fare più rinnovabili». Ma la realtà è che «il cambiamento climatico serve a nascondere altre questioni, a distrarre l'attenzione da problemi reali come le bollette, i costi, le fabbriche che chiudono». Problemi di cui ieri non si è voluto occupare neanche Mario Draghi. Anche il premier, che pure nei giorni scorsi aveva lanciato l'allarme sulla difesa dei più deboli dagli effetti della transizione ecologica, ieri, nel corso dell'Assemblea generale dell'Onu, ha preferito riallinearsi alle posizioni di Bruxelles sostenendo che «l'emergenza clima è come la pandemia» e che bisogna fare ancor di più di quanto già si fa. Una posizione, ovviamente, volta a far capire al mondo (responsabile del 92% delle emissioni non provenienti dalla Ue), e in particolare agli Stati Uniti che se vogliono l'aria più pulita dovranno aprire anche loro il portafogli. Ma qualche parola sulle bollette e sui problemi all'economia reale che sta creando la lotta al clima forse poteva anche spenderla, piuttosto che promettere che «l'Italia farà la sua parte» e annunciare «un nuovo impegno economico nelle prossime settimane». Non bastano i guai che abbiamo?