Oggi è ragionevole o illusorio essere ottimisti per i giovani. L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini
Cari giovani: pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che volete fare e non temete niente e nessuno. Inseguite i vostri sogni, affrontate le difficoltà a testa alta e con la schiena dritta. Immaginate la scuola come una palestra di vita, dove potete condividere momenti speciali con i vostri coetanea e con i vostri insegnanti dai quali avete la possibilità di attingere consigli di vita e la vostra formazione sul piano intellettuale e morale. Credete nelle istituzioni anche se a volte purtroppo alcune di esse disattendono le promesse fatte, ma voi andate avanti con grinta, onestà e coraggio. E vedrete che alla fine ce la farete a realizzare i vostri sogni. Non temete le difficoltà. Io sono Andrea Pasini un giovane imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e senza vergogna vi dico che ho anch’io nella mia vita dovuto affrontare e superare qualche difficoltà, qualche momento di debolezza ma non ho mollato, grazie e soprattutto alle persone che mi sono state vicine, famigliari e amici. Ma ancora oggi rincorro i miei sogni con sempre maggiore passione e ho sempre più voglia di imparare qualcosa di nuovo.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico le parole di Rita Levi Montalcini rivolte ai giovani tornano ancora una volta attuali :” I giovani sono i veri artefici del loro futuro”. Sta a loro inseguire i sogni più grandi e affrontare senza paura la vita ogni singolo giorno. Quelle del premio Nobel sono riflessioni meravigliose e ottimiste, e sarebbe stupendo che i nostri giovani vivessero con questo meraviglio spirito.
Ma al giorno d’oggi è impossibile non porsi una domanda: è ragionevole o illusorio essere ottimisti per i giovani ? I numeri sembrano purtroppo assolutamente negativi. Il tasso di disoccupazione fra le persone tra i 15 e i 24 anni è arrivato in Italia al 27,7%. Un numero allarmante che si unisce ai 125.000 giovani italiani fuggiti all’estero.
Non solo, nei primi cinque mesi dell’anno, le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state quasi due milioni e mezzo, in netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (+17%). Le trasformazioni a tempo determinato sono però state solo 176.000, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2020 (con un profondo -25%). E per i contratti a tempo indeterminato nei mesi di gennaio e febbraio si registra una riduzione del 32%. E appena negativo risulta ancora il saldo dell’apprendistato.
I nostri giovani sono stati per troppi anni balia di uno Stato che in qualche modo li ha pressoché abbandonati e le politiche a loro dedicate tardano ad arrivare. I giovani dovrebbero essere i protagonisti del Paese, ma sono sempre più spesso rilegati a fanalino di coda. La retorica dei «giovani che non hanno voglia di lavorare» risulta spesso fuorviante e impedisce di riconoscere le vere radici della disoccupazione. Perché ovunque, non solo nelle aziende, prevale l’idea della «gavetta», che spesso invece di consentire al neo assunto di approcciare la professione e valorizzare le proprie competenze, diventa un pretesto per scaricare loro le mansioni meno stimolanti e riconoscergli stipendi minimi.
Come possiamo stupirci quando i nostri giovani capaci e volenterosi preferiscono fuggire, invece che stare qui nel proprio paese a lottare contro i mulini a vento? Secondo uno studio condotto dal British Council, circa il 28% dei giovani italiani ritiene che la mancanza di posti di lavoro sia uno dei principali motivi di preoccupazione. Sempre secondo la ricerca il 40% dei ragazzi tra i 18 e i 30 ha pianificato di vivere all’estero o è aperto all’idea, e il 7% lo ha già fatto per un periodo.
È arrivato il momento che ai nostri giovani capaci e volenterosi sia data l’attenzione che meritano. I nostri ragazzi sono il nostro futuro e dobbiamo prendercene cura, tutelandoli e accompagnandoli nella strada verso il successo. Sono certo che il Governo a guida Mario Draghi saprà ridare valore ai giovani che non solo rappresentano il presente ma sopratutto rappresentano il futuro del nostro paese.