Reddito di cittadinanza, solo 152mila hanno trovato lavoro. E per questi sono stati sborsati 7.9 miliardi
Ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato allo Stato almeno 52mila euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per stipendiare un operaio a tempo indeterminato con contratto full time che, mediamente, costa attorno ai 25mila euro. A questa conclusione è giunta un'analisi realizzata dall'Ufficio studi della Cgia. Il calcolo è semplice. A fronte di poco più di un milione di persone che percepiscono il reddito di cittadinanza e si sono rese disponibili per lavorare, appena 152mila hanno poi trovato un posto di lavoro grazie al sostegno dei navigator. Ipotizzando che i titolari del sussidio lo abbiano ricevuto per almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo così quasi 7mila euro, si può stimare stimare approssimativamente che l'Inps abbia sborsato, per questi 152mila nuovi occupati, ben 7,9 miliardi di euro. Poco più di 52.000 euro a testa se rapportatati a ogni singolo neoassunto. Un costo francamente eccessivo per un numero così esiguo di persone entrate nel mercato del lavoro per effetto del sussidio grillino.
Il reddito di cittadinanza, scandisce la Cgia, «non è efficace per combattere la disoccupazione». Intendiamoci, osserva l'associazione, «in un Paese civile e avanzato chi si trovi in uno stato di povertà ed esclusione sociale va aiutato, anche attraverso l'erogazione di un reddito di cittadinanza. Altra cosa è ipotizzare che un aiuto economico possa concorrere a far entrare nel mercato del lavoro il destinatario della misura. Questi dati dimostrano il contrario». Ma se si estende il calcolo per tutto il il periodo di validità della misura, il peso economico diventa ancora meno sostenibile. Dalla prima metà del 2019 - periodo in cui è entrato in vigore il reddito di cittadinanza - fino alla fine di quest' anno, l'investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi: 3,8 spesi nel 2019, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi per l'anno in corso. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi.
È importante sottolineare che per l'anno 2019 e 2020 le cifre si riferiscono a quelle effettivamente spese, mentre per le annualità successive si fa riferimento alle risorse stanziate. Ma dall'analisi della Cgia emerge un altro dato preoccupante. Secondo l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, l'Anpal, le persone che percepiscono il sussidio sono difficilmente occupabili. L'Agenzia stima infatti che la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora il 90%. Ciò è ascrivibile al fatto che la platea dei beneficiari ha insufficienti esperienze lavorative alle spalle, o non ne ha per nulla. La loro occupabilità è dunque molto bassa. L'Inps, prosegue la Cgia, infatti, analizzando lo storico contributivo di queste persone nella classe di età tra i 18 e i 64 anni, segnala che solo un terzo di loro ha avuto un'occupazione in passato. Dunque, in massima parte, ci troviamo di fronte a soggetti a forte rischio di esclusione sociale, tagliati fuori da qualunque opportunità lavorativa perché totalmente sprovvisti di competenze spendibili sul mercato del lavoro. Trovare un lavoro alla maggior parte di queste persone è quasi una missione impossibile.
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La Cgia sottolinea ancora che secondo i dati dell'Inps riferiti ad agosto 2021, i destinatari del reddito di cittadinanza erano 3,5 milioni, distribuiti in poco meno di 1,5 milioni di nuclei familiari. L'importo medio mensile erogato è di 579 euro. Tra questi 3 milioni e mezzo di percettori del sussidio, gli over 18 che hanno sottoscritto il "Patto per il lavoro", rendendosi così disponibili atrovare un'occupazione- secondo l'Anpal - sono un milione e 150mila, mentre la Corte dei Conti segnala che quanti hanno trovato un posto stabile sono poco più di 152 mila. Neppure uno su dieci.
Mentre il leader della Lega Matteo Salvini, in un'intervista a Mf ha sottolineato che il reddito di cittadinanza «sta funzionando male», per il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia Francesco Lollobrigida, «non ha spinto la crescita dell'occupazione, e ha un costo esorbitante per le casse statali». E dal Movimento 5 Stelle arrivano reazioni rabbiose. Iunio Valerio Romano capogruppo per i 5 Stelle in Commissione Lavoro al Senato parla di «pura speculazione politica». Più prudente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il padre politico del reddito di cittadinanza. «Sui centri per l'impiego qualcosa va cambiato. Ci abbiamo messo un miliardo e mezzo e non sono stati ancora appieno utilizzati». Ma si è già spinto oltre il ministro del Lavoro Andrea Orlando che in settimana ha presentato ai sindacati il piano per le politiche attive: quasi 5 miliardi che si sommeranno a quelli previsti per il sussidio grillino.
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