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Recovery europeo, perché alla faccia di qualche politicante gufo questi soldi faranno bene al Paese: l'analisi di Pasini

Andrea Pasini
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Nel 2020 il mondo ha vissuto la peggiore recessione della nostra storia. Solo i conflitti mondiali sono stati in grado di mettere in ginocchio così tante economie. Tutti i paesi occidentali hanno registrato il più alto crollo dell’attività economica degli ultimi anni. In molti Stati il Pil è tornato indietro di anni. E l’Italia purtroppo si posiziona tra i paesi più colpiti. Il nostro Pil pro capite del 2020 (37.905 dollari) è tornato ai livelli del 1994 (38.116 dollari). È l’ennesima conferma della gravità di questa crisi. Non si tratta solo degli effetti economici e sanitari della pandemia. È da più di un decennio che il nostro paese sta vivendo un lento declino. La pandemia è stata la classica “ciliegina sulla torta” su una situazione già compromessa. Infatti, l’Italia non è mai riuscita a ritornare ai livelli Pil del 2007. Non se la passa meglio il resto del mondo. In Francia e nel Regno Unito, il Pil pro capite è tornato ai livelli del 2009. La Germania e gli Stati Uniti, che negli ultimi anni avevano registrato una forte crescita, sono tornati rispettivamente ai livelli del 2013 e del 2016. 


Un caso interessante sembra essere il Giappone. Il paese non ha infatti vissuto la drammaticità della crisi sanitaria. A fronte di una popolazione di 126 milioni di abitanti, i decessi registrati per Covid-19 sono stati finora meno di 6.000. Ha attraversato però una profonda crisi economica. La caduta del Pil nel 2020 è stata del 5,1 % e il Pil pro capite è tornato ai livelli del 2014. Specialmente per colpa dell’assenza di Turismo e gli investimenti per le Olimpiadi, rimandate a quest’anno. La ripresa economica che verrà sarà disomogenea tra i diversi Stati. Secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il Pil pro capite degli Stati Uniti dovrebbe essere superiore a quello 2019 già nel 2022 (62.206 dollari contro 62.755 206 dollari). Stesso discorso per la Germania: 54.493 dollari nel 2022 contro 53.945 dollari nel 2019.

Le previsioni sono più cupe per gli altri paesi. Il Pil pro capite giapponese dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemia nel 2023 mentre quello francese solo nel 2024. Una delle domanda da porsi in questo momento storico è la seguente: potremmo dopo questa crisi essere di fronte a un nuovo boom economico per il nostro Paese? In queste settimane sono diversi i segnali in questo senso, che ventilano l’arrivo di un’impennata della crescita della nostra amata Nazione.

Il 2020 è stato un anno orribile, sotto tutti i punti di vista. L’emergenza sanitaria ha falciato via interi settori economici. Secondo un’indagine condotta dall’Istat, per cui sono state intervistate oltre un milione di imprese tra ottobre e novembre 2020 con riferimento al periodo giugno-ottobre, circa 73mila imprese, che incidono sull’occupazione nazionale per il 4%, sono rimaste chiuse.

Di queste, solo 55mila prevedono di riaprire nel 2021. Le altre 17mila hanno chiuso i battenti per sempre: tradotto, l’1,7% delle imprese, pari allo 0,9% degli occupati. Cifre drammatiche, cartina di tornasole di una crisi che ha spazzato via posti di lavoro e prospettive di crescita. Ma leggendo l’ultima analisi di Confindustria, sembra che il futuro non sia affatto nero. Anzi, l’Italia dopo molto tempo potrebbe trovarsi di fronte a scenari estremamente positivi. A imprimere l’impennata ci sarebbero, naturalmente, le iniezioni di denaro in arrivo dall’Europa grazie al Recovery Fund. Ma non solo. 

Le stime del centro studi di Confindustria infatti evidenziano già i primi segnali di ripresa, che nel secondo e terzo trimestre dell’anno potrebbero subire nuovi sostenuti rialzi. Il lieve aumento nel secondo trimestre del 2021, secondo le stime degli industriali dovrebbe essere seguito da un rimbalzo decisamente più accentuato nel terzo e nel quarto trimestre dell’anno, quando il Pil dovrebbe raggiungere un valore positivo di 4 punti percentuali per ciascuno degli intervalli di tre mesi.

Sul fronte del mercato del lavoro, tra gennaio e aprile sono stati creati circa 130mila nuovi posti di lavoro, al netto delle cessazioni, contro il disastroso -230 mila registrato negli stessi mesi del 2020, in piena pandemia. A fare da traino soprattutto il settore dei servizi: consumi, bar e ristoranti, musei e spettacoli, viaggi. Un boom dettato dalle riaperture post Covid, quindi, ma anche alla campagna vaccinale che procede al ritmo di più di mezzo milione di somministrazioni al giorno.

Il ritorno alla libertà degli italiani potrebbe dunque coincidere con una nuova, inattesa, fase di crescita economica, che spingerebbe in alto i consumi, anche grazie ai risparmi che qualcuno ha potuto mettere da parte nei mesi di chiusure forzate. Dall’indagine 2020 sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2020 di Intesa Sanpaolo emerge che con la pandemia c’è stata l’esplosione del risparmio precauzionale. Sono cresciuti infatti di molto i depositi bancari(126 miliardi in 1 anno fino a settembre) nonostante ci sia stata una riduzione del Pil.

Personalmente credo, ogni giorno sempre di più, che siamo di fronte a una straordinaria fase di crescita economica per il Belpaese. Ho la netta sensazione che siamo alla vigilia di un nuovo boom economico. Il rimbalzo, come tasso di crescita del Pil, sarà più vicino al 5 che al 4% previsto.

Io sono Andrea Pasini, un imprenditore nel comparto agroalimentare di Trezzano Sul Naviglio e sono sicuro che le cospicue risorse che arriveranno grazie al Recovery europeo, alla faccia di qualche politicante gufo che ancora oggi si augura che questi benedetti soldi alla fine non li vedremo mai, per il nostro Paese faranno molto, anzi moltissimo. Inoltre non sono da sottovalutare altri segnali positivi che stiamo vedendo concretizzarsi. A partire dal clima più sereno e di maggiore speranza verso il futuro che si sta creando nel nostro Paese. Questo soprattutto grazie all’effetto Mario Draghi che, con un governo di unità nazionale guidato dalla personalità più credibile che l’Italia potesse mettere in campo, sta riuscendo a portare un clima di semi serenità al Paese. Tutto questo, insieme al successo del piano vaccinale del generale dell’Esercito Figliuolo, che ringraziamo, sta producendo anch’esso un clima molto positivo. Ora dobbiamo attende e vedere come verranno spesi i soldi del PNRR.

Il quale non è altro che un contratto che l’Italia stipula con tutti gli altri Stati europei che accettano di indebitarsi sui mercati per darci, a condizioni vantaggiose, i soldi che ci servono per ripartire. Tanti soldi, sia a fondo perduto sia come prestiti. A un’unica condizione, però, ovvero che il governo faccia le riforme nei tempi giusti, fornendo puntualmente i Sal, gli Stati di avanzamento dei lavori. Tra non molto arriverà il delicato momento di spendere oltre 230 miliardi in soli 5 anni. Dobbiamo sottolineare che il Governo Draghi ha trovato compagini ministeriali che, a livello tecnico e di funzionari, sono state desertificate da anni di blocco del turnover. E ora se si vuole far ripartire il Paese è necessario ricominciare a fare assunzioni di livello oltre a quelle temporanee, finalizzate al Piano nazionale, e non ultime quelle per rivitalizzare strutturalmente i ruoli dell’Amministrazione. Perché si può anche assumere a tempo un super tecnico, scegliendo il meglio sul mercato, ma poi ti serve anche il tecnico di qualità del comune che ci sappia interloquire alla pari. 

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