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Pensioni, Mario Draghi vuole innalzare l'età: solo dopo i 67, l'azzardo del premier che agita il governo

Antonio Castro
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Ricomincia il valzer delle pensioni. Il Piano nazionale (Pnrr) non ha ancora fatto a tempo ad arrivare in Parlamento per la formale approvazione di rito e l'invio a Bruxelles che già spunta l'innalzamento dell'età pensionabile con la definitiva archiviazione di Quota 100 e il ritorno ai 67 anni e 7 mesi di età anagrafica per ambire alla pensione. Insomma, si tornerebbe ai crismi e ai precetti della riforma Fornero. Al 31 dicembre la fase sperimentale Quota 100 si concluderà. Ma già sia dentro la maggioranza che dal fronte sindacale arrivano diktat precisi: con il paradosso di mettere una volta sullo stesso fronte della barricata sia il leader della Lega, Matteo Salvini che Maurizio Landini, battagliero segretario della Cgil. La Lega - nel primo governo Conte - si era intestata la battaglia di quota 100. Riuscendo a mettere a budget uno stanziamento triennale da 21 miliardi (di cui 6,5 avanzati) per anticipare a 62 anni. Almeno di chi era finito negli ingranaggi della riforma Fornero ma non era riuscito ad entrare negli otto contingenti degli esodati.

 

 

ADDIO ANTICIPI FISSI
Adesso Salvini mette le mani avanti. E assicura: «Non sarà assolutamente così», scandisce in un'intervista ad Affaritaliani.it. Anzi l'ipotesi di accettare che l'età pensionabile possa essere innalzata a 67 anni dal 2022, non viene neppure lontanamente presa in considerazione. L'anticipo a 62 anni per andare in pensione è ammesso solo per mansioni logoranti. Peccato che la famosa commissione che avrebbe dovuto definirle ed identificarle non sia mai andata oltre le buone intenzioni. Il leader leghista lo ribadisce chiaramente: «Dopo un anno di Covid, di morte, di sofferenza e di paura, con 500.000 posti di lavoro già persi e migliaia di aziende chiuse, con almeno 2 milioni di donne e uomini che rischiano il posto di lavoro non si può certo alzare l'età per andare in pensione». Anzi: «All'Italia», dice, « serve semmai il contrario, cioè andare verso Quota 41, per garantire quel ricambio generazionale e quelle opportunità di futuro si giovani che altrimenti sarebbero negate». Per il momento le danze non sono ancora aperte. I giochi veri cominceranno in autunno quando il governo (questo o il prossimo) dovranno mettere mano alla manovra di bilancio 2022. Però qualche anticipazione filtra: «Sarà urgente un tavolo aprire sul post-Covid. Serve uno strumento di flessibilità in uscita ancora più forte di Quota 100», chiarisce con la Repubblica il sottosegretario all'Economia Claudio Durigon, anticipando a Repubblica la rotta. Ora l'idea è di individuare «uno scivolo per le imprese private». Seguendo il modello del mondo bancario che consente di uscire sei anni prima. È vero che «bisogna trovare la formula migliore». Ma anche le risorse visto che il fondo interbancario è alimentato dalle banche.

 

 

ALLEANZA TRASVERSALE
E le imprese (soprattutto quelle piccole) difficilmente potranno sostenere dei costi simili di incentivazione. Soprattutto nel post pandemia. Di certo sta saltando fuori una certa convergenza trasversale sul tema. Oltre alla Lega, dicevamo, anche la battagliera Cgil punta i piedi. E si accoda sulla linea dei 62 anni: «Abbiamo chiesto a Draghi e al ministro Orlando un tavolo sulla riforma delle pensioni. Non c'è solo quota 100», premette l'ex leader delle tuteblu, «c'è da rimettere mano al sistema: siamo per l'uscita flessibile da 62 anni in poi e per riconoscere» i lavori usuranti, spiega Landini a Radio24. Ammonendo Draghi e soci che «aspettiamo di essere convocati nei prossimi giorni perché queste riforme si fanno col consenso delle forze sociali». Rivendica il «sacrosanto diritto alla pensione», il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, che converge su un'uscita volontaria «a partire da 62 anni o realizzare l'obiettivo di 41 anni di contributi a prescindere dall'età».

 

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