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Voucher digitali, il sussidio per accedere al web va a chi già naviga in internet: l'ultimo pasticcio di governo

Maria Sole Leonardi
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Un pasticcio è stato da poco sistemato. Ma altri rischiano di scoppiare a breve. Dal 9 novembre si può fare richiesta - tra i mille bonus introdotti dal governo per fronteggiare la pandemia economica - per ottenere uno sconto da 500 euro per l'attivazione di nuove connessioni a banda ultralarga o per migliorare la connessione esistente se questa è inferiore a 30 Mbit/s. Allo stesso tempo si può utilizzare una fetta del bonus per acquistare un pc o un tablet. Il beneficio, almeno in questa prima fase, è riservato alle famiglie che possano dimostrare di avere un Isee inferiore a 20mila. Per questo primo giro di interventi a pioggia il ministero dello Sviluppo Economico e quello del Tesoro euro hanno messo a budget 204 milioni di euro di fondi pubblici. L'intenzione è di incoraggiare le famiglie, soprattutto quelle con i redditi più modesti, ad adottare la banda ultralarga e quindi a far fare un balzo tecnologico e favorire così la transizione digitale del Paese.

 

 

RITARDO DA COLMARE
 In effetti, l'Italia ha un ritardo sul digitale notevole da colmare. Nel nostro Paese ben il 39% delle famiglie non ha un abbonamento alla rete fissa. E questo malgrado l'89% delle case sia raggiunto dalla banda larga. Nella strgrande maggioranza dei casi le famiglie non giudicano questo tipo di abbonamento come un bene essenziale. Opinione che poteva anche essere condivisibile prima dello scoppio della pandemia e della crescita esponenziale del lavoro da remoto e della didattica a distanza. Connettersi - come dimostrano le stesse statistiche Istat - rappresenta però oggi, e sempre più in futuro lo sarà, un bisogno primario e non solo un lusso per svagarsi. Il problema è che per come sono stati ideati questi bonus ad oggi non sono riservati alle famiglie che non hanno un abbonamento, ma sono spalmati anche su chi è già abbonato ad un servizio di "internet base". Paradossalmente, scrivendo le regole di questo intervento a pioggia non si è tenuto conto che il "balzo" ad una rete più veloce è un servizio che le compagnie telefoniche già mettono a disposizione gratuitamente. Se nei pressi del cliente c'è una tecnologia migliore, il cliente può richiederla in qualsiasi momento e ottenere il passaggio senza costi ulteriori. Il risultato è il rischio che la maggior parte dei 200 milioni messi a disposizione finiscano per tradursi in un inutile regalo di qualche centinaio di euro a clienti che non devono sostenere alcun costo ulteriore rispetto a quello già sostenuto. Sottraendo, di conseguenza, risorse ai destinatari del contributo, vale a dire quel 40% dei consumatori che oggi non ha alcun abbonamento ad internet. Come se non bastasse, manca anche un sistema di controlli ante erogazione dei contributi per verificare i requisiti (Isee inferiore ai 20mila euro, mancanza di una connettività adeguata). Cosa che produrrà un assalto al budget stanziato anche da parte di chi non ha o non avrebbe i presupposti.

AUTODICHIARAZIONE
Per accedere al bonus basta infatti una autodichiarazioni «che gli operatori devono acquisire» per buona senza avere nessuna possibilità di accerterarsi della sua veridicità. E dal momento che operatori non hanno modo di accedere al database dell'Inps, è impossibile verificare prima dell'erogazione del beneficio se chi ha autocertificato sta dicendo il vero. I controlli, come prevede la norma dell'agosto scorso, saranno fatti a campione solo ex post. Il pasticcio del governo sta già alimentando una migrazione a convenienza degli utenti: visto che il voucher non viene erogato a chi ha una connessione in fibra, i clienti che già utilizzano la banda ultra larga possono aggirare la norma disattivando il loro contratto e riattivandone un altro, dopo poco, con un diverso operatore, con la medesima tecnologia e con la stessa velocità. In sostanza anche chi oggi ha una connessione super veloce, con la migrazione e la chiusura dell'utenza, potrà accedere al bonus. Tutto questo perché il dicastero di Via Veneto, per favorire la competizione tra i vari operatori, non ha previsto nessun meccanismo per impedire la transumanza degli utenti "furbetti". L'operazione è stata, ovviamente, mal digerita dalla maggior parte degli operatori. Anche perché oltre a fornire una connessione veloce bisogna garantire ai beneficiari pure l'accesso combinato ad un dispositivo (tablet o Pc a scelta). L'erogazione del bonus prevede, infatti, il "bundle" della connettività abbinata al dispositivo. Un "matrimonio" che sta creando enormi difficoltà alle società di telecomunicazioni, costrette ad approvvigionarsi in brevissimo tempo, ed in grande quantità, di strumenti elettronici con precise caratteristiche tecniche scarsamente disponibili sul mercato. 

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