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L'equazione del pubblico impiego: più persone assumi meno fanno

Pubblico impiego in un interno

Negli ultimi anni l'aumento di organico ha determinato calo di rendimento. E arrivano le nuove infornate di assunzioni

Francesco Specchia
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C’è qualcosa di paradossale nel trattamento guantato che lo Stato e i sindacati riservano alla Pubblica Amministrazione, proprio mentre la Pubblica Amministrazione disvela calo di produttività, magagne e privilegi oltre misura.

C’è uno studio appena sfornato dell’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani della Cattolica diretto da Carlo Cottarelli, che certifica in tutti questi anni (dal 2010 e 2019 e fino ai giorni nostri) la caduta del “valore aggiunto reale della PA” al -5,1% pari a una contrazione di 15 miliardi. Per inciso, il “valore aggiunto reale” è il valore effettivo di un prodotto/servizio, ossia quando “ci si differenzia dalla concorrenza per la scelta delle migliori materie prime, migliore tecnologia, migliore usabilità, migliore servizio di assistenza ecc”; e si differenzia dal valore aggiunto percepito che è, di fatto, quello che gli altri attribuiscono ai prodotti/servizi di un ente o un’azienda. Poi, inerente alla stessa Pa, l’Osservatorio fotografa anche la riduzione della produttività del lavoro, calcolata in un -6,3%. Sicché, secondo misura Istat, l’ “Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale”, ossia il cuore della Pa, è in difficoltà più del solito; e “ciò è avvenuto per l’effetto congiunto di un aumento moderato del valore aggiunto a prezzi correnti (+3,6 per cento) e di un consistente aumento del relativo deflatore (+10 per cento). Poiché il numero di addetti (misurato dalle ULA) è aumentato leggermente (+0,6 per cento; si veda la Figura 2 che mostra un analogo andamento per le ore lavorate), la produttività è caduta poco più del valore aggiunto”, spiega l’Osservatorio, prospettando conseguenze macroeconomiche squisitamente tecniche. Inutile avventurarsi nei tecnicismi e nelle proiezioni econometriche.

Il dato vero, invece, è politico. La Pa ha dipendenti in abbondanza -come scrivono Tito Boeri e Roberto Perotti su Repubblica- che, in crisi di Covid, minacciano lo sciopero il 9 dicembre e “chiedono aumenti per il contratto 2019-2012 ulteriori rispetto a quelli, tutt’altro che irrisori, già stanziati in legge di bilancio”. Ma la produttività e il valore degli stessi dipendenti pubblici sono in calo da anni. Compreso questo 2020, in cui si verifica un curioso fenomeno: mentre 700mila assunti nelle aziende private hanno perso il lavoro e 6,5 milioni sono finiti in cassa integrazione con decurtazione media del 35-40% dello stipendio, nel pubblico impiego “c’è chi ha smesso completamente di lavorare, eppure ha continuato a percepire il proprio stipendio pieno” (per esempio nei tribunali o nelle scuole).

Questa è la fotografia del reale. Ma la Legge di Bilancio licenziata dal governo e inviata al Parlamento per il varo entro fine anno, porta per la pubblica amministrazione oltre 50mila assunzioni, per la maggior parte a tempo indeterminato. I calcoli li fa bene un focus de Sole 24 Ore: in testa troviamo la scuola con il 60% delle assunzioni tra docenti di sostegno, maestre ed Ata ex LSU. Il fondo contenuto nel disegno di legge della manovra finanziaria, mette a disposizione 3,63 miliardi dall’anno prossimo al 2033, con una stabilizzazione da 315,4 milioni annui da quell’anno, per le assunzioni “che i ministeri e la Pubblica amministrazione centrale in genere potranno portare avanti in deroga alle regole generali che limitano spesa e turn over”. Pure la deroga alle regole generali. Altre assunzioni previste in manovra? 3.280 nella giustizia, 140 al ministero delle Politiche agricole, 250 al Viminale, 142 al ministero della Salute, 550 alle Ragionerie territoriali dello Stato, 61 all’agenzia nazionale delle erogazioni in agricoltura ecc. Poi c’è perfino il “pacchetto Sud”: le Pa del mezzogiorno potranno poi assumere nei prossimi tre anni 2.800 persone (126 milioni di spesa annua) per la gestione dei fondi europei. L’unico problema, in quest’ultimo caso, è che si fa deficit a prescindere puntando su soldi Ue dei quali ancora non si ha traccia. In soldoni: Pa sempre più elefantiaca, sempre meno produttività, sempre più privilegi, scioperi surreali a iosa.

Se il resoconto dell’Osservatorio Conti Pubblici fosse veritiero – e lo è- non osiamo pensare alla sua proiezione nei prossimi anni…

 

 

 

 

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