Cragnotti in interrogatorio: Cirio era sana

"La nostra contabilità era ok. Non avevamo debiti con nessuno. La colpa è del sistema, che non ci ha capiti"
di Michela Ravalicovenerdì 30 aprile 2010
Cragnotti in interrogatorio: Cirio era sana
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Un interrogatorio fiume quello di Sergio Cragnotti ai pm di Roma Rodolfo Sabelli e Gustavo De Marinis sul crac Cirio. Un diluvio di parole e di spiegazioni che ribaltano l'immagine dell'imprenditore, da responsabile a vittima. Ma c'è da crederci, visto che a dirlo è lui? Si vedrà al termine del processo. Intanto l'uomo che era responsabile della Cirio ai tempi del crac, e che ha messo sul lastrico migliaia di famiglie con i bond diventati spazzatura, si confessa. Cragnotti è imputato di bancarotta insieme con collaboratori di un tempo e banchieri di fama come il neo eletto presidente delle Generali, Cesare Geronzi. Cragnotti e le prime linee - "Non sono un topo da ufficio che ha fatto le 4 carte - iniziato Cragnotti -  Negli anni '90 lavoravo con Sergio Marchionne, allora controller e poi director dello sviluppo aziendale della Lawson Mardon Group di Toronto. Io dalla Cirio non ho preso una lira. Non mi sono certo arricchito con le operazioni che ho condotto. Ho perso il mio patrimonio. Io facevo affari con le prime linee, con manager e aziende di grande livello. Voglio una giustificazione da questo processo. So che tanti investitori hanno perso i propri risparmi con i bond, ma io ho perso il mio patrimonio". La nostra contabilità era sana - "Stiamo parlando del terzo gruppo in Europa a livello dell’agroalimentare - ha spiegato ancora Cragnotti - Non avevamo debiti con nessuno. C'era una situazione in cui tutte le controllate avevano una contabilità sana". Il pm Sabelli ha sottolineato che "non è mai stato possibile acquisire i documenti" di diverse società estere e poi - ha aggiunto il magistrato rivolgendosi a Cragnotti  - "certo lei nemmeno ce le ha portate". Il manager risponde: "Alla Consob abbiamo a suo tempo consegnato tutti i bilanci di cui si parla in questo processo. E poi capiamoci bene qui non ci sono società con sede in paradisi fiscali. Il settore di Cirio che si occupa di operazioni all’estero aveva sede nella piazza centrale di Amsterdam. Non c'era certo una situazione clandestina". Acquisizione Cirio - "Dopo la morte di Raoul Gardini e l’uscita della Swiss International Bank dalla compagine azionaria della 'Cragnotti & partner' abbiamo orientato la nostra attività verso l’industria. Decidemmo di investire in Cirio, l’operazione in se costò 500 miliardi di lire. Ma 300 li avevamo ricavati dalla vendita della partecipazione della Lawson Mardon Group. Poi subito abbiamo dato via il comparto olio da cucina e così in realtà l’esborso totale fu molto meno di quello preventivato. Cirio, con noi, attraverso il sistema delle centralié‚ "tutto sia finito", come ha spiegato lui stesso, Cragnotti ha detto: "Sono andato troppo di corsa. Siamo andati troppo avanti. E così il sistema, che ha sempre paura dell’innovazione e del cambiamento, ha punito". Il patron nega l'accusa di distrazione di fondi. "La tendenza dei consulenti dell'accusa è di dire: tu hai preso i soldi dalla Cirio, la parte bassa del gruppo, per finanziare la parte alta, cioè la controllante Cragnotti&Partners. Ma non portano un solo dato a supporto di tale affermazione. Nel 1995 creai la merchant bank Cragnotti & partner, iniziativa in cui investii 20 miliardi di lire. Da allora in poi non c'è mai stato nessuno spostamento di capitali o finanziamenti della parte bassa del gruppo alla parte alta". Rispetto alla provenienza dei capitali attraverso cui la sua partecipazione nella capogruppo passò da 20 a circa 500 miliardi di lire, Cragnotti spiega: "L'acquisizione delle partecipazioni degli altri soci è sempre avvenuta con le liquidità della Cragnotti&Partners Capital Investment e della Finco, ottenute mediante la cessione di parte degli asset".