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Diminuiscono gli affamati, ma la Fao lancia l'allarme

Nel 2010 sono 925 milioni, ma c'è lo spettro dei rialzi dei prezzi dei cereali. E l'Ue punta sullo sviluppo energetico in Africa
di Roberto Amaglio sabato 18 settembre 2010

3' di lettura

Il dato resta scellerato e intollerabile, ma almeno, dopo 15 anni di percentuali in costante crescita, si registra una piccola contrazione. Dopo aver oltrepassato quota un miliardo nel 2009 (1,023 mld), infatti, gli affamati del mondo sono diminuiti del 9,6% nel 2010, attestandosi così a 925 milioni. Questo quanto si apprende dalla relazione illustrata oggi dalla Fao in collaborazione con Ifad e Pam. Un dato che resta insopportabile nel terzo millennio e che testimonia come siano lontani gli obiettivi del World Food Summit del '96, in cui si puntava a far scendere a 400 milioni gli affamati nel mondo entro il 2015. Traino Asia – La contrazione degli affamati nel mondo dipende quasi esclusivamente dalla regione Asia-Pacifico. Questa area, che continua a contare il maggior numero di persone sottonutrite, ha fatto registrare un calo del 12% rispetto al 2009 (ora sono 578 milioni), diventando la principale (se non unica) artefice del miglioramento registrato a livello globale. "Il calo - sottolinea l'organismo Onu - è dovuto alla discesa dei prezzi alimentari dopo i picchi 2008 e alla crescita economica registrata nell'area asiatica al traino di Cina e India". Nell'Asia subsahariana la proporzione di persone affamate rimane altissima al 30% attestandosi a 239 milioni. Sono 53 milioni gli affamati che si registrano nell'America Latina e Caraibi, 37 milioni quelli in Nord Africa e 19 milioni quelli nei Paesi sviluppati, economie rodate che comunque non riescono a debellare il problema. I Paesi in via di sviluppo rappresentano comunque il 98% della fame nel mondo. Preoccupazioni – Nonostante ora il "Millennium Goal" sia più vicino (ossia l’obiettivo della comunità internazionale di portare al 10% la percentuale dei sottonutriti entro il 2015), la Fao si dimostra però preoccupata. "La meta – rileva il direttore generale della Fao, Jacques Diouf - è ancora difficile da raggiungere (attualmente la percentuale è al 16%). Il fatto è che i Paesi poveri dimostrano scarsa capacità di assorbire le crisi economiche e le impennate delle derrate alimentari. E il recente aumento dei prezzi, dovuto alle tensioni sui cereali dopo l'estate di incendi in Russia, nel caso persistesse creerebbe ulteriori ostacoli nella lotta alla fame". Ue per l’energia africana – Intanto quest’oggi a Vienna è stato attivato un nuovo programma di cooperazione tra Unione Europea e continente africano sul fronte energetico. L’obiettivo di questa partnership è quello di garantire l'accesso alle fonti rinnovabili a 100 milioni di persone da qui al 2020. L'iniziativa prevede un contributo iniziale europeo (davvero modesto) di 5 milioni di euro. "L'Africa - afferma il commissario europeo allo Sviluppo, Andris Piebalgs - ha un enorme potenziale non sfruttato di energie rinnovabili, dall'idroelettrico all' eolico, dal solare al geotermico fino alle biomasse, che potrebbero essere impiegate per assicurare a milioni di persone l'accesso alla corrente elettrica". L'accordo (della durata di 10 anni) prevede la costruzione di impianti idroelettrici per un totale di 10.000 MW, impianti eolici per almeno 5.000 MW e solari per 500 MW, oltre a triplicare la capacità di altre rinnovabili e ad aumentare l'efficienza energetica in tutti i settori. Inoltre si punta alla moltiplicazione del ricorso al gas naturale e della capacità dei collegamenti transfrontalieri nella stessa Africa e fra l'Africa e l'Europa, un modo per risolvere almeno in parte la dipendenza dei Paesi del vecchio continente dagli Stati con depositi petroliferi.

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