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Christine Lagarde, il retroscena: dietro la "gaffe" ammazza-Italia ci sono i "falchi del Nord"

Christine Lagarde

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C'è un retroscena dalla sala grande dell'Eurotower quando era da poco iniziata la riunione del Governing council sulle misure da prendere per i governi e le imprese devastate dalla crisi sanitaria. Ad un certo punto, rivela il Messaggero in un retroscena, ha cominciato a parlare uno dei falchi dello schieramento di banchieri del nord Europa guidati da Jens Weidmann, potente governatore della Bundesbank. "La politica monetaria della Bce non può sostituirsi alle scelte di politica fiscale di un paese. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, i governi facciano la loro parte".

Pare che in realtà poi la presidente Christine Lagarde abbia cercato di ignorare quell'invito facendo riferimento "a una congiuntura divenuta improvvisamente negativa a causa di Covid-19 che potrebbe mettere in difficoltà l'Europa ampliando le distanze tra le due velocità". Una posizione apparentemente neutrale della presidente che non ha sorpreso i presenti, visto che era una specie di introduzione al concetto che avrebbe poi brutalmente espresso in conferenza stampa. "Non è compito della Banca centrale chiudere gli spread".

Un concetto già espresso da Peter Kaimír, un altro falco, governatore della Banca centrale di Slovacchia. Senza parlare della dichiarazione - "Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni" - di Isabel Schnabel, economista, membro del Consiglio degli esperti economici tedeschi, anti-italiana. E di Botjan Vasle, capo della Banca centrale di Slovenia, di Olli Rehn, il più nordico dei governatori (Finlandia), Klaas Knot (Olanda), Madis Muller (Austria). Tutti sulla stessa linea: "Lla Bce non può chiudere gli spread dei vari paesi". E con quella finta "gaffe" la Lagarde si è schierata.

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