La casa rende ancorama solo all'estero

Meno mutui e più costosi, in Italia fa affari chi ha liquidità. Troppe tasse, sugli affitti calano i guadagni. E allora si compra in Grecia, Spagna e Irlanda
di Matteo Legnanidomenica 12 agosto 2012
La casa rende ancorama solo all'estero
6' di lettura

  Toccategli tutto, ma il mattone no. Sarà per tradizione, per un endemico bisogno di sicurezze o perché negli anni è diventato uno status symbol, fatto sta che il rapporto tra gli italiani e la casa prescinde dal semplice valore economico. Lo dice la percentuale di proprietari di una prima abitazione, siamo all’82%, contro il 50% dei tedeschi. E lo confermano svariate ricerche: appena risparmiamo qualche euro, puntiamo le fiches sull’immobiliare.  Questo, almeno, succedeva fino a pochi mesi fa. Fino dell’avvento dell’Imu e delle nuove tasse imposte dal governo Monti. Oggi investire nella casa, da affittare o mantenere per poi rivendere, è diventato meno conveniente, ma gli italiani proprio non riescono a farne a meno. E così se le percentuali dei rendimenti nel Belpaese si assottigliano loro si precipitano oltreconfine (soprattutto in Spagna, Grecia e Croazia) per cercare di spuntare i guadagni di una volta. Rendimenti sempre più giù - Ma riavvolgiamo il nastro. Oggi conviene acquistare un immobile nell’ottica di rivenderlo? «L’orizzonte temporale – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari - non è sicuramente di breve periodo. Volendo essere ottimisti, almeno fino a metà del 2013, non intravediamo prospettive di aumenti dei prezzi. Resteranno stabili solo le quotazioni degli immobili in buone condizioni». I motivi? «Innanzitutto il ristagno dei mutui. Il fenomeno più evidente si è verificato sugli immigrati. C’è un enorme bacino di  potenziali acquirenti, parliamo di 500-600 mila famiglie che potrebbero  pagare una rata da 700-800 euro al mese, ai quali in nove casi su dieci non viene concesso il prestito». Il fenomeno è arcinoto: a causa della crisi le banche hanno stretto i cordoni della borsa. Gli spread (cioè quanto l’istituto guadagna su un prestito) si sono allargati dall’1 al 3-3,50% nel giro di un anno e mezzo e il loan to value (il rapporto fra il mutuo richiesto e il valore dell’immobile) è passato dal 100% al 70-80%, fino a strette al 50-60%. «Ma c’è anche il rovescio della medaglia - continua Breglia -Chi dispone di liquidità e non deve accendere un mutuo può fare ottimi investimenti a prezzi convenienti. E, infatti, in questo momento vanno bene soprattutto le vendite per gli acquirenti con profili di portafoglio medio-alto». E se la compro per affittarla? - Da escludere. Oggi ci sono le peggiori condizioni possibili. Dei mutui si è già detto. Ma il vero salasso che colpisce il proprietario-locatore si chiama tassazione. «L’introduzione a metà del 2011 della cedolare secca (si paga il 21% per i contratti a canone libero e il 19% per i canoni concordati)  – spiega il segretario generale di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa – rispondeva a una nostra vecchia richiesta, ma la normativa, lo scorso anno, si è rivelata di difficile applicazione. Poi, proprio quando stava per produrre effetti positivi, è arrivata la mannaia dell’Imu e la riduzione dal 15 al 5% della deduzione forfettaria delle spese per i redditi da locazione».  In soldoni: fino alla fine del 2012 il proprietario di casa potrà dedurre il 15% dalla tassazione sul canone, ma dal primo gennaio del 2013 questa percentuale si ridurrà al 5%. Questo, ovviamente, riguarda tutti i canoni per i quali non si applica la cedolare secca, e non sono pochi. Ma torniamo all’Imu. Che aumenti ha comportato rispetto all’Ici? «C’è un doppio effetto: aumento della base imponibile (per gli immobili abitativi è del 60%) combinato con l’aumento delle aliquote». Nella tabella a fianco ci sono diversi esempi sui contratti liberi, ma per Spaziani Testa, «in alcuni casi, i contratti concordati a Venezia e Torino, i rincari sono arrivati al 2.000 e all’800%». «Tirando le fila – conclude Breglia – il rendimento medio lordo da locazione è sceso dal 4,8% del 2000 al 3,5% attuale perché i canoni sono diminuiti e le tasse aumentate».    Del resto, che i tempi siano magri lo testimonia anche un altro fenomeno di casa nostra: il boom, nel primo semestre del 2012, della vendita di immobili in nuda proprietà, più 10% rispetto al 2011. Cos’è successo? Che circa  80 mila anziani – sottolinea un’analisi della Spi-Cgil – hanno preferito monetizzare la cessione dell’immobile senza perdere il diritto ad abitarci. In altre parole: si vende la casa continuando a viverci dentro. E qui nasce un altro grande business, ovviamente riservato ai soliti noti. A chi, cioè, ha soldi liquidi a disposizione e può sfruttare le difficoltà altrui per acquistare un appartamento con sconti tra il 20 e il 50% (anche perché l'Imu la paga l’usufruttuario che abita nell'immobile).  Aumenta  la fuga all’estero - Morale della favola: secondo i dati dell’agenzia del Territorio nel primo trimestre del 2012 le compravendite immobiliari in Italia sono calate di 19,6 punti percentuali (nella tabella a fianco i dati delle città), mentre i numeri di un altro istituto specializzato, Scenari Immobiliari, evidenziano come, in prospettiva (se continuasse il trend dei primi sei mesi) gli italiani compreranno circa 40mila case all’estero, più 13,7% rispetto allo scorso anno (sarebbe un record). Insomma, gli italiani al mattone proprio non rinunciano e se i guadagni di casa vanno scemando cercando la grande occasione all’estero. I motivi? «C’è una maggiore offerta – evidenzia il rapporto - e i prezzi sono più bassi». «E poi c’è la fiscalità (vedi il raffronto nella tabella), in molti casi più favorevole rispetto a quella del Belpaese e la possibilità di accendere mutui a tassi vantaggiosi». Tanto per intendersi, l'acquisto medio all’estero si aggira intorno ai 110mila euro. Con quella cifra, in Italia, stenti a comprarci un monolocale in una zona periferica di una grande città.  Perché gli italiani lo sanno benissimo, la crisi, prima di arrivare in casa nostra, ha colpito Spagna, Grecia e Irlanda, e quindi cosa c’è di meglio che cercare l’occasione in quei Paesi dove le quotazioni sono crollate ai minimi storici? Le famiglie lombarde e venete, ma aumentano anche i compratori del Sud, si rivolgono verso le residenze a basso costo, in località gradevoli e facilmente accessibili con i low cost.  A caccia dell’affare dove c’è la crisi - E allora calano gli acquisti a Madrid, Barcellona e nelle Baleari (i prezzi sono ancora alti) e aumentano quelli a Marbella e Almeria, in Costa del Sol, o Fuertaventura nelle Canarie. Dalle parti di Atene vanno forte le isole meno conosciute come Thirassìa (facilmente accessibile via mare da Santorini), Amorgos e Citera, mentre in Irlanda gli acquisti restano concentrati a Dublino, dove con meno di 100mila euro è possibile prendere piccoli appartamenti nelle zone più prestigiose, come Grafton Street. E restando sul low cost non si può non menzionare la Croazia. I prezzi sono in crescita ma le prospettive di rivalutazione restano alte. Piacciono Hvar, Brac, Korcula, ma anche Split e Dubrovnik e cresce pure l’interesse per l’Istria, dove, in località come Buzet, Rabac e Labin, con 80mila euro si può acquistare una casetta sul mare in buone condizioni. Poi c’è una fascia medio-alta che rivolge il proprio interesse soprattutto a Londra, dove gli italiani hanno superato i russi quanto a numero di transazioni e sono al primo posto tra gli investitori stranieri. La capitale inglese (gli acquisti si concentrano nelle zone centrali come Mayfair e Chelsea) è considerata un rifugio sicuro anche da coloro che acquistano una seconda casa per allontanare i capitali dall’area euro, grazie ad un mercato immobiliare in crescita e al dinamismo delle locazioni. Poi c’è Berlino che rappresenta oltre il 2% del totale, grazie ad un’offerta di buon livello a prezzi decisamente più bassi rispetto alla media europea. A parità di qualità, si calcola un quinto rispetto a Londra, con ottime prospettive di rivalutazione nei prossimi anni soprattutto nella  zona centrale, Mitte, che ospita gli edifici storici e le case dei vip, come Brad Pitt e Angelina Jolie, o a Charlottenburg, dove è abbondante l’offerta di residenze individuali. Calano invece gli acquisti in Francia. Mentre in Svizzera e soprattutto negli Usa (New York è la meta preferita) le compravendite sono stabili. Anche perché, tra Zurigo e la Grande Mela, negli anni scorsi gli italiani hanno già abbondantemente soddisfatto la loro voglia matta di casa. di Tobia De Stefano