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Un anno di Monti, ecco il bilancio: 35 miliardi di tasse in più

Il dati di Confesercenti: per effetto delle tre manovre che si sono succedute da metà 2011, ogni famiglia ha speso 1450 euro in più
di Lucia Esposito domenica 25 novembre 2012

3' di lettura

  Altri numeri, altri dati che mettono nero su bianco quanto i contribuenti italiani siano vessati dalle tasse. Una situazione che è diventata ormai insostenibile. Questa volta i dati arrivano da Confesercenti secondo cui nel 203 la pressione fiscale aumenterà ancora e arriverà al 45,3%. In un anno, insomma, gli italiani avranno pagato 35 miliardi in più, per effetto delle tre manovre che si sono succedute da metà 2011. Si tratta di 1.450 euro in più a carico di ciascuna famiglia.Il dato emerge da una ricerca della Confesercenti, secondo cui il nostro Paese si colloca al terzo posto (dopo Danimarca e Svezia) fra i 27 paesi dell’Unione Europea, con un distacco di ben 5 punti rispetto alla pressione fiscale media. Questo significa che se in Italia il livello di prelievo fosse uguale a quello medio europeo, ogni famiglia disporrebbe di un reddito aggiuntivo di 3.400 euro, ossia quasi 10 euro al giorno.   Le piccole e medie imprese Non va dimenticato infine che in 12 anni di manovre si sono registrati 103 miliardi di aumenti netti fra 2001 e 2012 .Le Pmi individuali, prosegue Confesercenti, scontano, come i dipendenti, la morsa dell’Irpef e delle addizionali locali e sono esposte (artigiani e commercianti) a un prelievo contributivo in aumento di 1,5 punti quest’anno e, progressivamente, di ulteriori 2,5 punti fino al 2018. In più, in presenza di dipendenti, sono soggette a Irap. .  La tassa soggiorno La ricerca sottolinea quindi alcuni aspetti particolari come l'introduzione della tassa soggiorno che ha pesato l’anno scorso per oltre 1 miliardo (1.067 milioni) su un settore che potrebbe rappresentare un volàno per l’economia italiana. Si è, invece, ulteriormente ridotta la capacità delle nostre aziende turistiche di competere con quelle di paesi come la Spagna, la Francia e dell’Est europeo. Una perdita di competitività già colpita da aliquote Iva che sul nostro turismo sono superiori di 2/3 punti rispetto agli altri paesi Inoltre va considerato il continuo aumento delle accise sui carburanti, che ha trovato nel ddl stabilità la sua ciliegina: la trasformazione in "strutturali" (non più provvisori, insomma) degli aumenti decisi per far fronte al sisma in Emilia-Romagna e zone limitrofe. Un aumento che è accompagnato da una sorta di "imposta sull'imposta", considerato che l’Iva colpisce anche la parte di prezzo costituita dalle accise.     Zavorra burocrazie Ma al peso delle imposte si aggiungono i costi sostenuti per adempiere al proprio dovere. La burocrazia rappresenta una vera e propria zavorra: per le famiglie come per le imprese. Per le Pmi, in particolare, dei 26 miliardi di costi complessivi annui stimati dal Dipartimento della funzione pubblica (e riportati nel Def), poco meno della metà (10 miliardi) sono oneri sostenuti per gli adempimenti fiscali (amministrativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti): quasi il 50% in più di quanto si registra nella media dei paesi Ue. Un costo plausibile, di fronte alle 694 scadenze annue con cui devono confrontarsi le imprese, che Confesercenti ha calcolato per il 2001. D’altra parte, che il nostro sia un paese con un’elevata oppressione fiscale lo conferma l’indagine svolta ogni anno dalla Banca Mondiale che, stilando la graduatoria sulla complessità degli adempimenti fiscali in 183 paesi, colloca l’Italia al 133esimo posto, stimando che ogni azienda vi dedichi l’equivalente di 285 ore di lavoro l’anno: il doppio di Francia e Olanda, il 50% in più di Spagna e Germania; 60 ore in più della media europea.    

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