Roma, 11 set. (Adnkronos) - "Gli articoli sulla Camera di Commercio di Roma pubblicati oggi da alcuni quotidiani contengono alcune inesattezze che e' bene chiarire. Innanzitutto secondo l'attuale Statuto e in base alla normativa vigente, il presidente non puo' essere sfiduciato in nessun caso. C'e' anche da precisare che i consiglieri sono 32 (compreso il sottoscritto), non 30, come e' stato scritto erroneamente. Per eventuali modifiche statutarie serve una maggioranza qualificata, cioe' 22 voti, ammesso e non concesso che il documento sia stato firmato da 20 consiglieri". E' quanto scrive in una nota il presidente della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Cremonesi. "Comunque - prosegue Cremonesi - l'unico metodo previsto dallo Statuto per cambiare la governance e' quello delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri che, facendo decadere il Consiglio, consentirebbe di procedere a nuove elezioni e quindi di verificare il vero peso di rappresentanza delle associazioni in base a fatturato, dipendenti e contributi versati. Il rinnovo del Consiglio camerale permetterebbe anche di garantire un'adeguata rappresentanza all'imprenditoria femminile. Invito pertanto i firmatari del documento che, peraltro,non e' stato ancora consegnato alla Presidenza, a procedere in tal senso se, come dicono, auspicano davvero una discontinuita' ai vertici della CCIAA". Entrando nel merito del confronto, Cremonesi si e' detto convinto che "l'unica motivazione alla base del documento, che chiede una svolta programmatica e' nella smania di poltrone. E' evidente che, in questo momento, le imprese romane hanno bisogno di tutto, fuorche' di questi rituali da Basso Impero". Il presidente della Cciaa sottolinea infine che "l'invocata discontinuita' mal si concilia con l'azione unanime fin qui portata avanti dai vertici camerali".