CATEGORIE

Parte il Palio per Mps:pure Renzi tiene una banca

La Fondazione rischia di perdere l’istituto. Per salvarla, si scatenano i fedelissimi del sindaco. A partire dal suo collega senese
di Matteo Legnani domenica 22 dicembre 2013

3' di lettura

Soldi e potere comandano sempre. Puoi essere rottamatore finché vuoi, ma se diventi segretario del Pd non puoi non passare dallo storico bancomat della sinistra: il Monte dei Paschi. Fra dieci giorni l’istituto più vecchio del mondo rischia di non avere più fra i suoi soci la Fondazione, che esprime il «meglio» della politica locale ex Ds ed ex Margherita. Fra 10 giorni i democratici potrebbero ritrovarsi più poveri di quello che sono, dopo l’ingloriosa caduta in Borsa di Rocca Salimbeni. Fra 10 giorni potremmo assistere alla rinascita di una banca, che è stata letteralmente messa alle corde dalle peripezie finanziarie degli uomini messi lì dal politburo comunista-pidiessino-diessino-piddino. E la grana è tutta in mano a Matteo Renzi, l’uomo che mette le mani in tutto ma non vuole sporcarsele.  La questione è semplice: la Fondazione, che ha il 33% della banca, si era indebitata per 200-300 milioni con un pool di banche. L’obiettivo era restare primo azionista della banca senese. La quale banca però, per colpa della crisi, delle inchieste e di operazioni sbagliate da anni non dà più dividendi. Per cui la Fondazione, cioè l’organo politico nell’istituto, non incassa più niente. Risultato: le banche che le hanno prestato i soldi ora battono cassa. E in base agli accordi, se il titolo di Mps in Borsa scende sotto 0,128 euro, possono prendersi le azioni, cioè il 33%. Con tanti saluti alla Fondazione. Ora il prezzo è a 0,16.  I problemi però non finiscono qui. Visto il comatoso stato di salute dei conti di Montepaschi, un anno fa il cda guidato da Alessandro Profumo si è fatto dare un 3-4 miliardi dallo Stato. Quattrini non proprio regalati, visti gli alti tassi d’interesse. Per uscirne non c’era dunque altra via che un aumento di capitale. Da 3 miliardi. Da fare subito, a gennaio. Ed ecco l’altra rogna: la Fondazione chiede di posticipare la data, a giugno almeno, perché ora non avrebbe un euro e si ridurrebbe a un azionista qualunque. Una fine ingloriosa: trattati come un socio di minoranza che rompe le scatole in assemblea... I democratici sono furibondi. Una settimana fa i delegati della Fondazione sono andati da Fabrizio Saccomanni per chiedere aiuto, dato che il Tesoro è l’organo di vigilanza su questo tipo di enti. Il ministro però sembra avere le mani legate. L’unica cosa è quella di assecondare una classica «operazione di sistema». Che è già pronta. Tre fondazioni - Compagnia San Paolo, Cariplo, CariVerona - scambierebbero le loro quote in Intesa e Unicredit con parte del pacchetto della Fondazione Mps nel Monte dei Paschi. L’ente toscano poi potrebbe vendere le azioni ereditate in Intesa e Unicredit, in modo da avere le cartucce per scacciare i creditori e dire la sua nell’aumento di capitale. Contro questa operazione c’è però Profumo, che ha fretta di liberarsi della Fondazione e delle sue pretese. Scintille a sinistra, che hanno riacceso a Piazza Affari i riflettori sul titolo (+4,95%).   Che c’entra Renzi? C’entra, c’entra... Il piano salva-Fondazione è spinto da Bruno Valentini, sindaco renziano di Siena. Le due fondazioni in Intesa (Cariplo e Sanpaolo) sono alleate di Giovanni Bazoli, il cui nipote è un deputato Pd, ovviamente renziano. Stiamo parlando della galassia sinistra della Dc, quella per intederci che andava da Andreatta fino a Prodi, il quale Romano  non è stato ininfluente alle primarie per il successo di Matteo. Alle primarie ci è andato pure  Profumo, presidente della banca, che pare abbia scelto il sindaco di Firenze. Tre indizi fanno una prova, no? E poi la tempistica: negli ultimi quattro anni il Pd non è riuscito a trovare una via di salvezza nella banca: da una settimana o poco più però il partito è in pressing contro i numeri che condannano la Fondazione, fatalità da quando il «rottamatore» è leader.  In tutto questo incastro ci sarebbe anche il mercato, ovvero decine di migliaia di dipendenti, correntisti e risparmiatori che non meritano di subire perdite per i giochi di potere del Pd. Renzi ha due strade: mollare la Fondazione e ritrovarsi contro il partito, o salvare la Fondazione e ritrovarsi contro gli elettori. Fare il segretario del Pd costa caro. di Giuliano Zulin

Maestrino Giorgia Meloni, il delirio di Pier Luigi Bersani: "Cosa deve dire il premier"

La Supermedia Sondaggio Youtrend, Calenda fa tremare Schlein

Altra grana per Emiliano La finta laurea della dem assunta in Aeroporti Puglia

tag

Giorgia Meloni, il delirio di Pier Luigi Bersani: "Cosa deve dire il premier"

Sondaggio Youtrend, Calenda fa tremare Schlein

La finta laurea della dem assunta in Aeroporti Puglia

Annarita Digiorgio

Vincenzo De Luca, altro siluro al Pd: "Le forze del male non prevarranno"

Benzina, prezzi mai così bassi dal 2021

Continuano a scendere i prezzi dei carburanti alla pompa, in assenza di quotazioni internazionali per via delle festivit...

Trump manda in tilt la vecchia finanza

«She's fantastic, she's a fantastic leader and person» era il 12 dicembre 2024 quando un Donald Trum...
Buddy Fox

Rating, non gioisce solo il governo: l'incremento fa bene a imprese e lavoratori

Fingiamo per un attimo che la promozione di Standard & Poor’s sul merito creditizio dell’Italia sia quel...
Sandro Iacometti

Unicredit, via libera condizionato dal Cdm per Ops su Bpm

Il Consiglio dei ministri ha deliberato di esercitare, a tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale, i po...