Fabrizio Saccomanni
Stoppano l'aumento Iva al 22%? Piano a festeggiare, perché la fregatura è come al solito dietro l'angolo e si chiama aumento delle accise sulla benzina. Le grandi manovre tra Palazzo Chigi e Ministero del Tesoro riferiscono di tentativi disperati di raggranellare i 3,5 miliardi di euro necessari per abbassare dello 0,1% il rapporto deficit-Pil (deve essere al 3%, servono 1,6 miliardi), scongiurare l'aumento dell'Iva (costa 1 miliardo) e tamponare le due esigenze immediate: il rifinanziamento delle missioni all'estero (300 milioni) e quello della Cassaintegrazione in deroga (500 milioni). Bene, come faranno Letta e Saccomanni, fermo restando che non si può nemmeno reintrodurre l'Imu sulla prima casa appena abolita, pena la rottura col Pdl e la caduta immediata della maggioranza? Dove prenderanno i soldi - Un primo escamotage sarà quello di rinviare le spese già finanziate ma non prioritarie, a cominciare dai pagamenti dei debiti alle imprese per la quota relativa ai soli investimenti. Quindi si punta ad ottenere un anticipo di circa 1 miliardo dalla Cassa Depositi e Prestiti per la dismissione del primo blocco di immobili pubblici. Non basta. E allora? E allora ecco in cantiere il periodico, ormai familiare aumento (sostanzioso) delle accise sui carburanti, si parla di 4-5 centesimi al litro. L'alternativa forse è addirittura peggiore: un incremento degli acconti sulle imposte dirette. Ipotesi talmente impopolare da venire considerata dal premier come ultima carta, disperata.