Palermo, 25 nov. - (Adnkronos) - L'ultimo giorno di lavoro alla Fiat di Termini Imerese (Palermo) fu il 24 novembre del 2011: per non dimenticare quella data che sancì la chiusura della fabbrica e aprì il lungo calvario dei lavoratori alle prese con la cassa integrazione, Fim Fiom e Uilm hanno organizzato un sit-in nella cittadina del palermitano. A distanza di due anni dall'abbandono del Lingotto il rischio di licenziamento per i lavoratori della fabbrica e dell'indotto, oltre 2mila tute blu, ogni giorno e sempre più vicino. Il Mise, infatti, ha ancora convocato le parti istituzionali (Regione, Comune e Provincia) per rinnovare l'accordo di programma che scade a fine anno e le poche aziende che hanno manifestato interesse non hanno presentato piani industriali e, comunque, coprirebbero un quarto del bacino dei dipendenti di Fiat e indotto. "In questa vertenza il peggio deve ancora arrivare - dice Vincenzo Comella, segretario della Uilm di Palermo - e quindi non possiamo pensare di fare da soli la battaglia, ma unire le forze con chi ha voglia di spendersi per questa causa, gruppi politici e non". Il leader sindacale ricorda come dal 2009, quando l'ad di Fiat Marchionne annunciò la chiusura di Termini Imerese a Palazzo Chigi "sono passati più di quattro anni e tutti tentativi di reindustrializzazione sono andati male". Allora per il segretario della Uilm di Palermo è "opportuno ognuno per la propria parte, sindacale e politica richiedere un urgente incontro al presidente del consiglio perchè è necessaria una assunzione di responsabilità" conclude.