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Il governo vuole congelare le pensioni d'oro

Giovannini, ministro del Lavoro, annuncia l'intenzione di prorogare almeno di un anno il blocco alla rivalutazione degli assegni
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 13 ottobre 2013

2' di lettura

Chi prende una pensione superiore a tremila euro al mese, anche dal 2014 si vedrà congelato l'assegno: in pratica non ci sarà nessuna rivalutazione rispetto all'inflazione. Il governo, ha annunciato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, sta valutando se confermare il blocco delle pensioni più elevate, già in atto con la riforma Fornero che aveva disposto per il biennio 2012-2013 il blocco della perequazione. Ma la misura scade alla fine di quest’anno, e senza un nuovo intervento, nel 2014 si dovrebbe tornare alle regole della legge 388 del 2000 che prevede la rivalutazione al 90% sulla parte di pensione fra tre e cinque volte il minimo e al 75% per la quota superiore.  Entrando nel dettaglio il ministro ha sottolineato che per gli importi tra tre e cinque volte il minimo (tra i 1.500 e i 2.500 euro al mese, ndr) ci sarà una rivalutazione pari al 90% rispetto all'inflazione mentre per gli importi tra i cinque e le sei volte il minimo la rivalutazione sarà al 75% dell'inflazione. Oltre le sei volte il minimo, ha spiegato, ci sarà una "sterilizzazione" per il 2014 mentre per gli anni successivi ci sarà di nuovo per le pensioni più alte una rivalutazione al 75%. Si sta comunque valutando un nuovo sistema di adeguamento all'inflazione per le pensioni più alte con risparmi da utilizzare "in un'ottica di solidarietà".  Nessuna controriforma - Giovannini ha poi ammesso che  "controriforme non sono compatibili con i conti". Il Governo, ha spiegato, ha valutato le proposte arrivate sulle modifiche alla riforma Fornero in termini di maggiore flessibilità nei tempi di uscita. ''Farebbero aumentare in modo consistente, ha detto, le uscite per il pensionamento'' con un aggravio per la finanza pubblica di ''alcuni miliardi''. Le penalizzazioni che potrebbero essere fissate a fronte di una uscita anticipata rispetto a quella prevista dalla attuale legge non basterebbero a coprire i costi rendendo l'onere complessivo ''incompatibile con il percorso attuale di contenimento della spesa pubblica e con l'indirizzo del Governo che ha fissato come priorita' la riduzione del costo del lavoro''. Il Governo, ha detto ancora Giovannini, ''sta valutando ipotesi diverse'' da queste proposte, ma non è disponibile a una controriforma. Si sta studiando invece un meccanismo di maggiore flessibilita' per l'accumulo dei contributi per coloro che entrano tardi nel mercato del lavoro o hanno carriere discontinue.

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