Saccomanni a Renzi: "Sui conti abbiamo sempre detto la verità"

di Nicoletta Orlandi Postidomenica 9 marzo 2014
Saccomanni a Renzi: "Sui conti abbiamo sempre detto la verità"
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Dopo che il commissario europeo Olli Rehn ha retrocesso detto che l’Italia ha "squilibri eccessivi" e Matteo Renzi sostiene di aver sempre saputo che "i numeri non erano quelli che Letta raccontava, ma siamo gentiluomini e non abbiamo calcato la mano…", l'ex ministro dell'Economia Fabrizio Saccomani si sfoga con Sergio Rizzo. "È una scorrettezza", tuona oggi dalle pagine del Corriere. "L’ipotesi che Letta abbia raccontato storie è assolutamente non vera. Noi abbiamo sempre esattamente detto come stavano le cose". E ancora: "A pensare male si potrebbe immaginare che l’accelerazione nel cambio di governo sia stata determinata dalla paura che Letta raggiungesse risultati troppo favorevoli: lo spread in discesa, l’economia in ripresa... A quel punto, fra un anno, sarebbe stato molto più difficile mandarci via". Di certo c'è, dice l'economista, che "se avessi saputo che sarebbe durata dieci mesi non so se avrei accettato", si sfoga con Rizzo. "Per impostare un lavoro così complicato come quello affidato al ministro dell’Economia e portare a casa un risultato, servono due anni". Resta il fatto, gli fa notare che Rizzo, che da novembre a oggi la Commissione europea ha peggiorato il proprio giudizio sulle condizioni della nostra finanza pubblica. "Olli Rehn conosce perfettamente la situazione di oggi, perché gli è stata illustrata nei dettagli", spiega Saccomanni. "A metà febbraio gli ho mostrato tutto, compresi i conti della spending review che prevedono tagli di spesa crescenti fino al 2 per cento del Pil nel 2016. Parliamo di risparmi per 33 miliardi. Questo improvviso cambio di giudizio mi pare incomprensibile". Chissà allora che a Bruxelles non abbiano voluto mettere le mani avanti, per prevenire l’offensiva annunciata da Renzi per attenuare le regole capestro sui bilanci pubblici. "Non esiste una possibilità su un milione che vengano cambiate", taglia corto l'ex direttore generale della Banca d’Italia. "Per ottenere questo risultato è necessaria l’unanimità, che non ci sarà mai".