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Giuliano Amato: "Abbiamo usato il debito per fini politici"

di Ignazio Stagno domenica 9 marzo 2014

2' di lettura

"Abbiamo sbagliato tutto". Giuliano Amato riconosce le sue colpe. La crisi, il crollo del Pil e l'impennata del debito pubblico hanno radici lontane nel tempo. Alan Friedman prova a ricostruirle nel suo libro Ammazziamo il Gattopardo e dopo le interviste a Mario Monti e a Romano Prodi che tanto hanno fatto discutere, adesso arriva quella al dottor Sottile. Il Corriere.it pubblica un colloquio tra Friedman e l'ex premier in cui viene affrontato il problema del debito pubblico galoppante del Belpaese e dell'impennata del rapporto tra il deficit e il Pil. Giuliano Amato, oggi membro della Corte Costituzionale, parla della politica economica portata avanti dai governi democristiani e socialisti tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta. Quella di Amato è un'ammissione di colpa senza giri di parole.  "Ho usato il debito per fini politici" - Friedman come detto incontra Amato, ex-consigliere economico di Bettino Craxi, premier nel 1992 (anno in cui mise le mani nei nostri conti correnti con un prelievo forzoso che ancora brucia agli italiani), spiega come i socialisti e i democristiani "hanno usato la spesa pubblica contro il Pci, facendo salire il debito nel tentativo di attirare voti". Amato spiega anche perché nessun governo è riuscito a fare le riforme strutturali di vasta portata, e cita Massimo D’Alema che sostiene che "gli italiani non hanno capito che entrare nell’Euro non è arrivare a un traguardo ma salire su un ring". "Tutta colpa di D'Alema" - Ma è proprio su D'Alema che Amato punta il dito. Secondo quanto racconta Friedman, nel 2000 Amato in un'intervista all'Herald Tribune affermava che le riforme in Italia sul fronte del lavoro non erano state fatte perché "c'era il rischio che la sinistra di Massimo mi fa fuori in due minuti". Insomma anche quando tra il 2000 e il 2001 Amato è tornato a palazzo Chigi ammette di non aver fatto le riforme necessarie per fini elettorali. Il "dono" che Amato e i suoi governi ci lasciano sono un'impennata del rapporto deficit Pil a livelli record. Dall’inizio degli anni Ottanta all’inizio degli anni Novanta il rapporto debito-Pil è balzato dal 60 percento ad oltre il 100 percento. Qualche miglioramento c’è stato durante i governi Berlusconi e Prodi, ma oggi il rapporto è arrivato a un livello del 133 percento, e solo la Grecia ha un rapporto peggiore di noi. Una palla al piede per le nostre tasche per la quale dobbiamo dire solo "grazie Giuliano". 

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