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Il reddito medio degli italiani è 19.750 euro l'anno

di silvia belfanti domenica 30 marzo 2014

4' di lettura

È una specie di rito, che forse comincia a stancare. Stiamo parlando dell’annuale pubblicazione dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi. Una sfilza lunghissima di numeri e percentuali che il ministero dell’Economia squaderna ogni 12 mesi. Se quelle informazioni fossero attendibili, sarebbero utili per fotografare il quadro economico degli italiani, partendo proprio da retribuzioni e ricavi di varia natura. In realtà quei dati sono sostanzialmente falsi, in quanto alterati dall’evasione fiscale: manca una fetta enorme di guadagni tenuti nascosi all’amministrazione finanziaria dai furbetti delle tasse. Ragion per cui le medie calcolate dai tecnici del fisco - quelle di ieri si riferiscono al 2012 - non hanno senso. O comunque molto poco. Altrimenti, dovremmo credere che il reddito medio degli italiani sia stato pari ad appena 19.750 euro (in aumento dello 0,5 per cento sul 2011). Per quanto ci siano squilibri, in Italia, la fotografia scattata da via Venti Settembre non può apparire realistica, perché il rapporto dice che la metà dei contribuenti dichiara però un reddito complessivo inferiore a 15.654 euro. E una fetta enorme di persone (31,2 milioni di soggetti su 41,4 milioni di «dichiaranti» totali) paga un’Irpef netta ridicola: 4.880 euro. I ricchi - sempre che i dati siano veritieri - sono troppo pochi: appena il 5% dei contribuenti, infatti, dichiara il 22,7% del reddito complessivo. Magari l’Italia non sarà quella dei «ristoranti tutti pieni», ma nemmeno un paese in cui i paperoni si contano con le dita di una mano. Fatto sta che sopra la soglia dei 300mila euro, in pratica al livello al quale si vuole portare il tetto per i manager pubblici (311mila euro), c’è solo lo 0,07 per cento dei contribuenti. Calcolatrice alla mano vuol dire che in questa fascia risultano, ufficialmente, poco più di 30mila persone Poi c’è il capitolo dedicato agli imprenditori e ai lavoratori autonomi: suddividendo i contribuenti per 20 fasce di reddito si scopre che circa l’80% degli imprenditori in contabilità ordinaria e circa l’80% dei lavoratori autonomi dichiara un reddito inferiore a 20mila euro. Se si guarda a dipendenti e pensionati, a dichiarare sotto questa soglia sono circa il 60 e il 70% (il dato appare più credibile). Se si guarda ai redditi dichiarati la «guerra» tra categorie vede i lavoratori autonomi dichiarare in media 36.070 euro, i dipendenti 20.280 euro e gli imprenditori 17.740 euro, poco sopra i pensionati (15.780 euro). Ma il confronto, anche se indicativo, non sempre è corretto. Il dato degli imprenditori considera solo ditte individuali che, spesso, non hanno dipendenti: sbagliato pensare che due persone in una stessa micro impresa invertano la gerarchia dei redditi. I «poveri» imprenditori risentono poi delle molte classificazioni: quelli che hanno contabilità ordinaria e quelli semplificata. In ogni caso - i dati indicati dal ministero dell’Economia - non contengono autonomi e imprenditori in perdita, che pure ci sono. Probabilmente meno sballato di altri, il capitolo sulle case all’estero. Secondo i dati del Dipartimento Finanze Ammonta a circa 23 miliardi di euro il patrimonio immobiliare oltreconfine dei cittadini italiani. E a possedere immobili in altri paesi risultano 113mila soggetti; sono invece 130mila i soggetti che dichiarano attività finanziarie fuori della Penisola per 28 miliardi di euro. Attendibile pure la ricostruzione relativa ai posti di lavoro bruciati dalla crisi e dalla recessione: alle dichiarazioni dei redditi del 2012 risultano 350mila lavoratori dipendenti in meno rispetto al 2008 e anche un calo di 32.000 imprenditori. In compenso i lavoratori autonomi tra il 2008 e il 2012 sono 128mila in più. E nello stesso arco di tempo il reddito medio dei lavoratori dipendenti è sceso del 4,6%, quello dei pensionati è invece cresciuto del 4,6%, il reddito medio dei lavoratori autonomi è diminuito del 14,3% e quello degli imprenditori calato dell’11%. Si passa poi all’analisi territoriale. La classifica del reddito medio vede la Lombardia in testa con 23.320 euro, seguita dal Lazio con 22.100 euro. Ma i contribuenti di quest’ultima regione versano 5.970 euro di Irpef contro i 5.830 dei lombardi. In coda la Calabria, con un reddito medio di 14.170 euro e un’imposta sul reddito versata nettamente più bassa (3.510 euro). Qualche altra informazione utile c’è, specie se si guardano i dati aggregati. A esempio, il confronto tra il 2012 con l’anno d'imposta precedente mostra una crescita dei redditi medi da pensione (+1,7%) e da lavoro dipendente (+1,3%, che diventa +0,3% considerando i premi di produttività); calano invece tutti i redditi legati alle attività imprenditoriali e professionali: impresa (-8%), lavoro autonomo (-14,7%) e partecipazione (-4,9%). Gli effetti della bufera finanziaria internazionale hanno inevitabilmente pesato più sui redditi di professionisti e imprenditori rispetto ai dipendenti. Proprio nel 2012 la pressione fiscale effettiva (cioè calcolata sul pil emerso, senza nero) era al 55% del reddito prodotto dagli italiani che pagano le tasse. Segno che nel contrasto all’evasione fiscale, i risultati sono ancora insoddisfacenti. di Francesco De Dominicis

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