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Quel suicidio sospetto a Banca Etruria: l'ombra nera sull'istituto nel mirino

di Andrea Tempestini domenica 20 dicembre 2015

2' di lettura

"Bisogna indagare sugli affari della finanziaria per capire cosa è successo veramente". Si parla di Banca Etruria, e questa frase, di stringente attualità, è stata pronunciata 23 anni fa. Eravamo nel 1992, e queste parole furono pronunciate dal legale che rappresentava la famiglia di Emilio Mannucci, pezzo da novanta in Banca Etruria, scomparso in circostanze oscure. L'uomo era vicepresidente dell'istituto, e nel 1992 si tolse la vita: un suicidio avvenuto in circostanze dubbie e controverse, che poi fu archiviato. Parallelismi - Oggi, ad Arezzo, in molti si producono in un sinistro parallelismo: quello tra Mannucci e Luigino D'Angelo, il pensionato che si è suicidato a Civitavecchia lo scorso 28 novembre. Due suicidi "per banche", anche se il gesto estremo è scaturito da presupposti molto diversi: quelli dell'ex vicepresidente mai chiariti del tutto, quelli del pensionato chiarissimi, ovvero la perdita dei risparmi di una vita. Le indagini - Per quel che riguarda la morte di Mannucci, negli anni si è detto tutto e il contrario di tutto: molti dirigenti della banca indagati (poi prosciolti o assolti), molti rilievi sul denaro transitato nell'istituto. Era l'estate del 1992 quando il vicepresidente dell'Etruria Leasing (all'epoca si chiamava così) uscì di casa per non fare mai più ritorno: aveva 36 anni e fu ritrovato quasi un mese dopo, senza vita, sotto un traliccio dell'Enel (un'immagine da cui sono seguiti paragoni - impossibili - con la morte dell'editore Giangiacomo Feltrinelli). La lettera - Disse alla moglie che andava a una cena di lavoro: non è più tornato. Il cadavere fu rinvenuto il 18 agosto, quando era già in stato di decomposizione, da due cacciatori in un campo incolto a Regello, a una ventina di chilometri da Firenze. "Si tratta di un suicidio un po' barocco, eccessivo, e mancano le motivazioni precise che avrebbero spinto l'uomo a uccidersi", disse il pm di Firenze che indagava sul caso. Anche Mannucci, proprio come D'Angelo, prima di uccidersi lasciò una lettera. La missiva fu esaminata dagli inquirenti, che però non riuscirono a trarne risposte. Il timore, oggi, presso la procura di Civitavecchia è che, proprio come accadde per il vicepresidente, anche per il pensionato suicida non si riescano a trovare risposte soddisfacenti.

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