Il voto europeo segna un po' ovunque l'avanzata dei movimenti euroscettici. In Francia trionfa la Le Pen, in Grecia i super comunisti di Tzipras, in Austria i neo-nazisti sono primo partito. In Italia vince Renzi e perde Grillo (che comunque prende più del 21%), mentre risorge la Lega Nord-no euro di Matteo Salvini. Soltanto la Germania si schiera senza indugi al fianco dell'Europa e della linea del rigore di Angela Merkel, che si conferma prima potenza nazionale. Ma la Cancelliera, ora, è più debole: potere di un voto dal quale emergono tutte le perplessità sul Vecchio Continente così come ci viene proposto oggi. Potere, anche, di un discorso di Mario Draghi, il cui tempismo è sorprendente (certo, il discorso era già in agenda, ma nel day-after delle Europee i contenuti sono destinati a fare più rumore). La premessa - Il presidente della Bce esordisce spiegando che "nel contesto di un certo scollamento tra performance economica e l'inflazione, la risposta di politica monetaria deve essere attentamente studiata e progettata con precisione". Al Forum on Monetary Policy in a changing financial landscape, in corso a Sintra in Portogallo, Draghi aggiunge: "Noi non siamo rassegnati a consentire che l'inflazione rimanga troppo passa per troppo tempo. Ci sono due fattori specifici per l'eurozona che contribuiscono alla bassa inflazione: l'aumento del tasso di cambio e il processo di adeguamento dei prezzi in alcuni paesi dell'area. La nostra aspettativa è che l'inflazione resterà bassa per un periodo lungo, ma gradualmente tornerà sopra il 2%". Il bazooka - La premessa, l'inflazione. Dunque le possibili azioni della Bce. Draghi parla di euro, e del fatto che l'apprezzamento della moneta unica "sta pesando sulle dinamiche dell'inflazione dell'Eurozona". Al congresso dei banchieri centrali di Sintra, mister Eurotower dunque afferma che la Bce "sta monitorando con attenzione il tasso di cambio e le dinamiche del credito", e dunque resta "pronta ad agire se la tendenza al ribasso dei prezzi continuerà a precipitare". Una destabilizzazione delle aspettative d'inflazione nell'Eurozona "sarebbe il contesto per un programma di acquisto di attività di largo respiro". Se l'insufficiente offerta di credito interferirà sui meccanismi di trasmissione delle decisioni di politica monetaria della Bce, ha proseguito Draghi, "Francoforte dovrà ricorrere a misure più mirate", che potrebbero essere varate in occasione del direttivo del 5 giugno. Draghi, dunque, nel day-after delle Europee, senza mezzi termini parla di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce in caso di necessità. Proprio quel piano di acquisti visto come il fumo degli occhi dalla signora Merkel e dalla cancelleria di Berlino.