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Paragone: Prima di riformare l'Europa ci toglieranno tutti i risparmi

di Giulio Bucchi domenica 16 marzo 2014

4' di lettura

Negli ultimi mesi gli istituti di sondaggi monitorano sempre più frequentemente l’umore degli italiani rispetto all’Europa e all’euro. Tra le mani ho quello dell’istituto Demopolis di Pietro Vento realizzato per l’Espresso. Secondo questa ricerca la percentuale degli italiani critici verso la moneta unica e verso l’Europa è costantemente salita negli anni fino a toccare punte importanti di dubbi. Giusto per citare qualche numero ci ritroviamo con un 58 per cento di cittadini che valuta negativamente gli effetti dell’introduzione dell’euro, solo il 12 per cento ritiene necessario proseguire sulle attuali politiche economiche, il 33 è decisamente contrario alle politiche attuali ed è favorevole all’uscita dall’euro, mentre il 55 conserva uno spirito europeista sebbene chieda il famoso cambio di passo. Sondaggi del genere ne leggo sempre di più e ammetto che la cosa mi fa piacere giacché da anni batto questo chiodo con pochi altri folli. Già, fino a poco tempo fa il solo mettere in dubbio l’impalcatura europeista comportava la targa di folle, di provocatore, di populista, di ignorante, di nazionalista e di fascista. Poiché il malcontento sta montando realmente nel Paese, direttoroni di giornaloni, politiconi e professoroni hanno cominciato ad ammettere che qualcosa non funziona. Così, chi per prendere voti, chi per vendere qualche copia in più del proprio moribondo giornalone, il verbo ha cominciato a piegarsi all’umore generale. Ma solo per convenienza, mica per convinzione. Infatti, il motivetto dei nuovi tromboni è passato dal severo “giù le mani dall’euro” al “bisogna cambiare passo perché con l’austerity non si cresce”. Cambiano spot - Sia chiaro, costoro non stanno cambiando idea, stanno solo cercando di vendere la stessa merce avariata di prima cambiando spot pubblicitario. Che con l’austerity non si crescesse e che con queste politiche non si andrà da nessuna parte era chiaro a tutti: non è togliendo il pane dalla tavola per destinarli alle spese di condominio che una famiglia può vivere. La metafora è perfettamente allineata a quanto ci impone l’Europa coi suoi burocrati al servizio della grande finanza. Stampatevi bene questa parola nella testa: ci impone! Mentre discutiamo di come racimolare quattro soldi e metterli nelle tasche della gente sotto l’occhio vigile di Bruxelles, la stessa Bruxelles non dice nulla dei quattromila che le speculazioni finanziarie brucia con le sue prestidigitazioni varie! Se il debito pubblico va tenuto sotto controllo, allora molto di più occorre fare sul debito generato dalle banche per i cazzi loro! Eppure non c’è una riga sugli strumenti tossici ancora abbondantemente in uso per abbellire bilanci falsi! Lo voglio dire chiaramente: se la classe politica è fatta di squallidi ladri di polli, l’élite finanziaria è fatta di criminali. Se non impariamo la differenza tra queste due categorie non si va da nessuna parte. I politici (generalizzo ma ahimè ci piglio) sono degli squallidi ladri di polli, schifosamente tirchi da non pagarsi nemmeno le caramelle figuriamoci le cene a base di ostriche; ma i broker ben allevati al servizio dei grandi speculatori stanno compiendo un crimine economico di gran lunga superiore. Solo che questi ultimi sono invisibili, agiscono nell’ombra, non si fanno rimborsare i vibratori perché per mettercela in quel posto hanno strumenti più tremendi. Retorica europeista - Mentre in Italia si discute sull’eliminazione delle province o del senato, in Europa sono già passati alle vie di fatto: hanno eliminato i governi, hanno lasciato solo la scatola per salvare le apparenze. Dentro non c’è nulla, infatti i ministri economici sono ormai espressione di poteri. Sono uomini funzionali a quelle logiche. E solo un Capo dello Stato chiuso nel suo fallimentare progetto politico può fare e disfare in barba ai poteri conferiti nella Costituzione. Napolitano è il principale responsabile della retorica europeista (spero che si dimetta presto). Da uomini così dipendono le scelte fallimentari di questi anni. Saranno queste loro politiche a obbligare l’Italia a chiedere i soldi del Mes, cioé il fondo salvastati: a questo punto le elezioni saranno inutili perché il potere sarà deciso altrove. Altro che riforma elettorale e dibattiti sulle quote rosa, uniche cose che scaldano questa classe politica di ignoranti. “L’Europa deve cambiare passo” o “Ora ci vuole più Europa politica” sono frasi velenose, false. Vogliono l’Europa politica? Bene, si cominci a unificare il debito pubblico: c’è un solo debito pubblico continentale e poi, esattamente come gli americani, usiamo la spesa pubblica per investire, per abbattere le tasse e per generare lavoro. Non lo faranno mai. Perché l’Europa dev’essere un mercato da spolpare nel suo debito privato. Fintanto che la gente non sarà in piazza per un mese di fila, significa che l’indebitamento privato delle famiglie non è ancora arrivato a saturazione. Il gioco è solo questo. di Gianluigi Paragone  

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