Con una mano Renzi dà (forse), con l'altra toglie (di sicuro). E' il giochino della coperta corta, che questa volta vedrà perdere i piccoli e medi risparmiatori. Per coprire Jobs Act e taglio dell'Irpef, il governo agirà sulla leva fiscale, alzando le aliquote della tassazione su conti correnti, obbligazioni e azioni. Per i proprietari di titoli mobiliari (secondo la Banca d'Italia il totale degli investimenti degli italiani ammonta a 3.600 miliardi) l'aliquota salirà dal 20% attuale al 26 per cento. Un aumento netto del prelievo fiscale del 6% a cui scamperanno i possessori di buoni postali e titoli di Stato, la cui aliquota resta al 12,5% (avevano scampato anche l'aumento al 20%). Ma la pressione fiscale, in realtà, è ben superiore: considerando la mini-patrimoniale salita dallo 0,1 allo 0,2%, infatti, il Fisco arriva a prendersi quasi il 30% dei capital gain. Le proiezioni: Deposito - Il Corriere della Sera ha azzardato alcune proiezioni pratiche. Contando 50.000 euro di deposito vincolato a un anno, con rendimento lordo del 2%, attualmente un investitore paga 200 euro (20% sugli interessi) e 100 euro di mini-patrimoniale (0,2% applicato al valore nominale del portafoglio a fine anno). Con la riforma Renzi, invece, si finirà per pagare 260 euro sugli interessi (26%), fermo restando il prelievo da 100 euro sul valore. Totale: 360 euro di tasse al posto degli attuali 300. Le proiezioni: Bond - Con 50.000 euro in obbligazioni bancarie (rendimento 3%), la tassazione di 300 euro su cedole e capital gain passerebbe a 390 euro, a cui si aggiungerebbero i 100 euro di mini-patrimoniale allo 0,2 per cento. In totale, chi oggi lascerebbe al Fisco 400 euro domani pagherebbe 490 euro. Le proiezioni: Borsa - Ultimo caso: 50.000 euro di investimenti in Borsa. Sulle azioni con rendimento lordo totale al 5% oggi si pagano 500 euro su dividendi e capital gain più 100 euro di mini-patrimoniale. Con la riforma, il "prezzo" sale a 650 euro più 100: 750 euro contro i 600 attuali, cui vanno aggiunti i prelievi della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie introdotta nel 2013. Quando si parla di aliquote al 26%, dunque, è tutto sulla carta: la realtà è diversa, e più gravosa.