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Il guru dell'economia: "Sì, l'Italia può uscire dall'euro". E svela la grande menzogna: "Cosa accadrà, davvero"

di Giovanni Ruggiero domenica 24 dicembre 2017

2' di lettura

Luigi Di Maio lo ha detto chiaro e tondo che davanti a un referendum per uscire dall'euro, lui voterebbe per uscire. Il grillino ha incassato un'ondata di insulti e sfottò, anche dalla Lega che di sicuro non è tra le forze politiche più affezionate alla moneta unica europea. In soccorso del candidato premier però è intervenuto l'economista Marcello Minenna, da più parti considerato il candidato in pectore per il ministero dell'Economia di un possibile governo grillino. In un'intervista alla Stampa, Minenna ha spiegato che abbandonare l'euro è "tecnicamente possibile, ma non è una passeggiata, bisogna valutare i pro e i contro. Nel 2011, se avessimo avuto un piano B, sarebbe stato meno costoso di oggi. Da allora sono state firmate una serie di regole per nazionalizzare i rischi delle nostre banche e del nostro debito pubblico, per cui oggi un'uscita sarebbe assai più onerosa rispetto al 2011". Leggi anche: L'allarme, perché così l'Italia si impicca Certo Minenna non nasconde tutti i problemi che potrebbe insorgere: "È una cosa che ha delle complessità, infrastrutturali, innanzitutto. Noi oggi siamo in un sistema di pagamenti transfrontaliero interbancario, saremmo costretti a uscirne. Ci sarebbero dei problemi, non solo di gestione del debito pubblico, dei debiti privati, della nostra bilancia commerciale, ma anche legati alle infrastrutture operative. Non è solo questione di stampare nuove lire". Non mancano i dubbi dell'economista grillino sugli eventuali debiti da saldare. E poi un effetto immediato: "Avremmo una serie di effetti collaterali, alcuni dei quali imprevedibili. Tornando alla lira ritroveremmo una moneta svalutata rispetto alle principali valute di riserva e questo potrebbe ripercuotersi sull'inflazione". Uno scenario non così scontato secondo Minenna: "Come nel Regno Unito post referendum. La stima si può fare sui credit spread: avremmo una svalutazione del 30%, forse anche con un overshooting del 50. Ma in questi anni perché nessuno ha mai fatto delle proposte alternative a Schaeuble-Weidmann? Perché non ci facciamo bocciare qualche proposta dalla Germania, per esempio la mia proposta di risk sharing sui debiti pubblici, da realizzare secondo criteri di mercato?"

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