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Confindustria: "La crisi ha avuto gli effetti di una guerra"

Enrico Letta

Il rapporto del centro studi di Viale dell'Astronomia stronca il premier: "Sul cuneo fiscale cambierà poco e nulla. Il fisco resta opprimente"

Andrea Tempestini
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La crisi economica ha avuto "gli effetti di una guerra". Così il centro studi di Confindustria, che nel suo ultimo rapporto sottolinea come "la profonda recessione, la seconda in sei anni, è finita. I suoi effetti invece no". Viale dell'Astronomia ammonisce: parlare di ripresa "è per molti versi improprio", suona "derisorio". E ancora: "Il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale". Il Paese ha subito danni "commisurabili solo con quelli di una guerra". Un quadro a tinte fosche, e nonostante i lievi segnali di miglioramento anche il futuro resta molto incerto. Confindustria, inoltre, nel suo report boccia di fatto la legge di Stabilità del governo Letta, "un intervento modesto sul 2014 che ritocca marginalmente il deficit, in termini di Pil - si sottolinea - si tratta di qualche decimale (0,2%)". Secondo gli industriali "l'intervento principale proposto è quello sul cuneo fiscale, ma le risorse stanziate non sono in grado di incidere significativamente". I dati - Nel rapporto si stima un andamento del Pil negativo, in calo dell'1,8% quest'anno, per poi risalire dello 0,7% nel 2014; nel 2015 la crescita viene stimata all'1,2 per cento. Dati sconfortanti anche per quel che riguarda la disoccupazione: per il Centro studi di Confindustria le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Anche i poveri sono raddoppiati a 4,8 milioni. Il rapporto aggiunge che "le famiglie hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media all'anno". Resta poi il cronico problema della pressione fiscale, che "scende marginalmente nel 2014 (43,9% del Pil) dopo aver toccato il record nel 2013 (44,3%)". Secondo viale dell'Astronomia, "per far ripartire il Paese più rapidamente si deve agire riallocando risorse a favore della competitività e della domanda interna". E ancora: "Si può accelerare il ritmo dell'economia con le riforme. Secondo uno studio dell'Fmi, se pienamente attuati, gli interventi varati nel 2011 e 2012 possono elevare di un punto di Pil percentuale la crescita dell'Italia".  I vescovi contro il governo - "Ho il compito di non sfasciare i conti pubblici", è la replica piccata del premier Enrico Letta, che ha evitato però di replicare alle accuse di un quotidiano, Avvenire, diretta emanazione della Cei, che lo ha accusato di avere scarsa sensibilità nei confronti delle fasce meno fortunate della società. Un politica, spiega il giornale di riferimento dei vescovi, miope e cieca verso la famiglia, o comunqe basata su rimedi "spot", isolati e sostanzialmente inefficaci. E se anche la Chiesa lo molla, per Letta rischia di suonare la campana.

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