Berlusconi voleva uscire dall'euroLa prova arriva dalla Germania
Lo sappiamo come è andata a finire: Silvio Berlusconi che si fa da parte e il campione dell'europeismo (da altri definito "servo della Merkel") Mario Monti che sale a Palazzo Chigi. L'Italia che resta nell'euro e obbedisce a tutti i diktat di Bruxelles. La storia, però, avrebbe potuto andare diversamente: nell'autunno del 2011, quindi poche settimane prima di dimettersi, il cavaliere aveva avviato le trattative in sede europea per uscire dalla moneta unica. E a dirlo non è un fedelissimo berlusconiano o un antieuropeista. Ma Hans-Werner Sinn, presidente dell'istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut, durante il convegno economico "Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013" organizzato a Berlino dal quotidiano "Sueddeutsche Zeitung". Il pratica, il capo di quello che in Germania è l'equivalente dell?istat italiano, il nostro istituto di statistica. Sinn si è poi calato nel ruolo del classico spaventapasseri/becchino europeo, dicendo di "non sapere per quanto ancora l'Italia ce la farà a restare nell'Unione Europea: l'industria nel nord del paese sta morendo, i fallimenti delle imprese sono ormai alle stelle e la produzione industriale è in continuo calo". E che la possibilità di un'uscita, forzata o voluta, "è sempre concreta per Francia, Grecia e Italia", sottolineando che il salvataggio di due paesi come la Francia e l'Italia" ci costerebbe qualcosa come 4.500 miliardi di euro". Tra i sostenitori del complotto ai danni dell'allora premier Silvio Berlusconi, proprio per impedirgli di portare il Paese fuori dall'euro, c'è Lorenzo Bini Smaghi, ex membro della Banca centrale europea. In un suo recente libro intitolato "Morire di austerità" (editrice Il Mulino), l'economista spiega come "la minaccia di uscita dall'Euro non sembra una strategia negoziale vantaggiosa. Non è un caso che le dimissioni di Berlusconi siano avvenute dopo che l'ipotesi di uscita dall'Euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi di altri paesi".