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Pensioni, clamorosa beffa in Quota 100: prestito alle banche per avere la liquidazione, chi paga

Giulio Bucchi
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Sulle pensioni si rischia beffa su beffa. La bozza del decreto Quota 100 certifica come i dipendenti pubblici ce vorranno uscire in anticipo dal lavoro dovrà attendere anche fino a 8 anni per ricevere il Tfr. Un bel problema, a cui il governo intende rimediare assicurando un "anticipo delle banche", che garantirebbero così la somma dovuta ai pensionandi. Non è ancora chiaro, però, quanto si dovrà pagare di tassi di interesse per ricevere il trattamento di fine rapporto e soprattutto chi pagherà: lo Stato o gli stessi pensionati?  Leggi anche: Assegno tagliato fino al 33%. Pensioni, Quota 100 con stangata: chi paga il conto Il problema, spiega il Messaggero, sta anche nella scrittura del decreto, che prevede "accordi bilaterali tra singole amministrazioni pubbliche e singoli istituti". Ma trattandosi di misure di carattere generale, "serve un accordo quadro complessivo tra ministeri e banche per regolare l'erogazione anticipata del trattamento di fine rapporto", sottolinea il quotidiano romano. Il sottosegretario Claudio Durigon e i vertici dell'Abi stanno trattando per trovare "una modalità omogenea in tutta Italia e per tutte le tipologie di dipendenti pubblici". Il governo vorrebbe fissare un tetto massimo all'1%, ma sulla cifra influirà la durata del finanziamento ("che potrebbe oscillare tra 2 e 6 anni", scrive il quotidiano romano) e l'ammontare complessivo della liquidazione, "a sua volta strettamente correlato al numero dei beneficiari di Quota 100" e a quanti soldi il titolare potrebbe richiedere come "prima tranche". Tante variabili, un solo grosso rischio.

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