Pensioni, in Italia nasce il paradiso fiscale: la regione senza tasse dove fuggire
Trasformare il Sud d'Italia nella Florida d'Europa. Ripopolando borghi e cittadine in posti attrattivi per la terza e la quarta età. E attirando capitali e consumi. Seguendo un po' il modello portoghese, e quindi accordando una sorta di no tax area per quanti, in pensione, scelgano di stabilirsi in Italia o di ritornarvi. Leggi anche: La fuga di massa dall'Italia: tasse, mare e bella vita per sempre La proposta elaborata da Itinerari Previdenziali (il centro studi guidato da Alberto Brambilla), potrebbe risolvere in un colpo lo spopolamento di ampie aree del Paese, favorire il rientro di capitali (pensioni e patrimoni), sviluppare la cosiddetta Silver Economy, che solo negli Stati Uniti muove un giro d'affari annuo di 7,6 miliardi di dollari. Considerando che abbiamo una tra le popolazioni più anziane del mondo - e che questo trend è destinato ad aumentare nei prossimi decenni - possiamo anche vantare un clima, un'offerta turistica e sanitaria di tutto rispetto. Certo, non in tutto il Paese. Esistono già alcune aree più vocate (la Liguria), con Genova che si è candidata a diventare la capitale europea della Silver Economy). E non solo perché su 1.575.000 residenti in regione oltre 540mila hanno oltre 60 anni, ma soprattutto per intercettare la richiesta europea di posti dedicati una popolazione anziana che intende trascorrere (bene), gli anni del meritato riposo. VOCAZIONE EUROPEA L'Italia - che ha molto da offrire in termini di qualità della vita - potrebbe cavalcare quello che viene definito anche finanziariamente come il business del futuro. Peccato che al momento il nostro Paese non sia (fiscalmente) competitivo quanto il Portogallo che da qualche anno a questa parte sta facendo da “calamita” europea invogliando i pensionati dell'Unione a trasferirsi. Lisbona garantisce, oltre ai tramonti sull'oceano e a l'ospitalità di livello, proprio l'abbattimento di qualsiasi tipo di prelievo fiscale sui redditi da pensione. Basta prendere la residenza e trascorrere nel Paese almeno 181 giorni l'anno. Insomma, scompare, per 10 anni, dal cedolino della pensione il prelievo fiscale che può arrivare serenamente a circa il 50%. E non c'è solo il Portogallo ad offrire prospettive fiscalmente appetibili per chi si trasferisce a godersi la pensione. Oltre 370mila italiani (dati Inps 2017), hanno preso armi e bagagli e si sono trasferiti, portandosi dietro ovviamente il diritto a riscuotere la pensione maturata. LA GRANDE FUGA Dalle casse dell'Istituto di previdenza prendono il volo ogni altro oltre 1 miliardo di euro in pensioni che vengono riscosse all'estero. Assicurando anche da noi un rimpatrio pensionistico di favore, e applicando la “clausola portoghese” (prelievo fiscale pari a zero per 10 anni dal momento del trasferimento della residenza), si potrebbe tornare appetibili non solo per il popolo dei compatrioti che se ne sono andati, ma anche per una bella fetta della popolazione anziana d'Europa. Rivitalizzando, come è successo proprio a Lisbona o Cascais, anche il mercato immboliare residenziale. Certo bisogna garantire un livello dei servizi adeguati. Turistici ma non solo. L'età porta acciacchi inevitabili e quindi anche assicurare un'assistenza sanitaria di livello alto deve far parte del “pacchetto”. In Italia si potrebbero ripopolare quelle regioni meridionali che hanno subito maggiormente la migrazione giovanile: negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 1 milione e 800mila residenti, la metà dei quali giovani di età tra i 15 e i 34 anni. di Antonio Castro