"Il governo troverà i soldi per evitare l'aumento dell'Iva". Lo ha dichiarato il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, lo stesso che fino a una settimana fa sosteneva: "L'aumento dell'Iva è inevitabile: se i partiti continuano a fare pressioni, piuttosto mi dimetto". E se le minacce del Pdl (Brunetta:"Se Saccomanni alza l'Iva, non c'è più il governo"), non erano bastate, è difficile non collegare il cambio di rotta alle dimissioni annunciate ieri da tutti i parlamentari Pdl. La pagheremo col pieno - Per scongiurare l'aumento dell'aliquota, a Saccomanni servono 1,1 miliardi di euro. Soldi che reperirà, come ha detto durante l'intervista a Lilli Gruber a Otto e mezzo, tramite "opzioni che non sono né semplici né indolori". A che cosa fa riferimento? Accelerazione della spending review, tagli lineari alla spesa (fatta eccezione di scuola e università) e aumento dell'accisa sulla benzina. Riprende quota, quindi, l'ipotesi di aumento di 15 centesimi su ogni litro di carburante erogato alle pompe di benzina. Ma è solo un rinvio - Va ricordato che l'aumento è rimandato di tre mesi, non annullato. Se ne riparla a fine anno. E il lavoro del ministro non finisce qui. Nella mini-correzione dei conti pubblici al varo ci sono ancora buchi da colmare: servono 2,5 miliardi di euro per coprire la seconda rata dell'Imu di quest'anno e altri 1,6 miliardi per portare il rapporto deficit-Pil dal 3,1 al 3 per cento. Allo studio del Tesoro (oltre la nuova Service Tax al varo nel 2014) l'ipotesi di privatizzazioni del patrimonio del Demanio entro la fine dell'anno.