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Rcs, chiusa l'asta di inoptato: mistero su chi ha comprato

Della Valle, Fiat e Bonomi smentiscono: allora chi si è preso l'inoptato del gruppo editoriale?

Andrea Tempestini
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Fine della battaglia (non della guerra) e inizio del giallo. Dopo colpi bassi, accuse, richieste di intervento del presidente della Repubblica si conclude (in anticipo) l'offerta in Borsa dei diritti di opzione non esercitati per la sottoscrizioni di azioni ordinarie Rcs, il cosiddetto inoptato. E' stata completata la vendita di tutti i 16.239.574 diritti non esercitati per la sottoscrizione di 48.718.722 azioni ordinarie del gruppo editoriale, pari a circa l'11% del pacchetto azionario post-aumento di capitale. Una repentina accelerazione, dopo che la prima giornata di vendita era andata (quasi) a vuoto. Pioggia di smentite - A vendita conclusa, però, inizia il mistero: chi ha comprato i titoli Rcs? Fioccano le smentite. Prima Diego Della Valle, che annuncia di non aver rilevato ulteriori diritti nell'asta dell'inoptato. Fonti finanziarie vicine all'imprenditore hanno spiegato che "non ha mai avuto interesse a farlo". Una frase a cui non crede nessuno ma che, di certo, non esclude il fatto che Mister Tod's non abbia speso nemmeno un euro. Nelle sale operative si esclude anche un acquisto da parte del Lingotto (il gruppo si limita a un "no comment"). Anche Andrea Bonomi e la sua Investindustrial smentiscono l'operazione (nelle ultime settimane Bonomi aveva ribadito di non essere interessato al dossier, per poi però agitare le acque con un sibillino "non si sa mai"). Le quote di Rcs Mediagroup sono state acquistate da quattro differenti intermediari finanziari, ma quale sia la "manina" che ha mosso gli intermediari stessi resta un mistero. La vigilia - Ieri, mercoledì 10 luglio, Fiat - che aveva definita "strategica" la partecipazione nell'editore, scatenando l'ira di Della Valle - si era portata al 20,135% post aumento, una quota sufficiente per impedire a Mr Tod's di diventare azionista di maggioranza relativa. Della Valle, fermo all'8,81% e attualmente fuori dal patto di sindacato, preso atto dell'impossibilità di avere maggior peso specifico nel colosso dell'editoria si era tirato indietro. Così, in questo scenario, sempre ieri né Fiat né Della Valle si erano mossi per comprare l'inoptato: era stato venduto un solo milione di diritti, con relativa delusione di Piazza Affari (dove Rcs aveva chiuso in calo del 3,6%). Oggi, invece, la musica è cambiata. Ma resta il giallo su chi abbia riscritto lo spartito.

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