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Mediaset, Confalonieri si taglia lo stipendio del 22%

Fedele Confalonieri

Il presidente di Mediaset rinuncia a 800mila euro: pesa il rosso del gruppo. Ora non sarà più il dirigente più pagato: lo scettro passa ad Andreani

Andrea Tempestini
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di Andrea Tempestini twitter @anTempestini Sarà il "grillismo", sarà la spending review. O più semplicemente sarà la recente chiusura del bilancio in rosso e il mercato pubblicitario che arranca. Ma tant'è. Fedele Confalonieri, il presidente Mediaset, ha deciso di tagliarsi lo stipendio di 800mila euro, una sforbiciata che equivale al 22% della busta paga. Così, al netto della decurtazione, Confalonieri nel 2012 ha incassato 2 milioni e 745mila euro (più 293mila euro in azioni). Nell'universo del Biscione Confalonieri perde la "medaglietta" di dirigente più pagato, che oggi spetta a Giuliano Andreani, numero uno di Publitalia, che ha incassato 2 milioni e 987mila euro più 176mila euro in titoli (il 10% in meno rispetto al 2011). Terzo gradino del podio per Pier Silvio Berlusconi con 1 milione e 464mila euro più 234mila euro in azioni (in calo dell'1% rispetto al 2011). Le cifre - Confalonieri, insomma, un po' come Laura Boldrini e Pietro Grasso, i presidenti di Camera e Senato che hanno sforbiciato del 30% il loro stipendio. Un Fedele a Cinque Stelle: come i grillini, in tempo di crisi, sceglie di rinunciare a parte della sua paga. Ma la decisione non ha nulla a che fare con il vento "anti-Casta" che tira in Parlamento. I presupposti sono differenti. I presupposti sono i numeri. Per la prima volta dallo sbarco a Piazza Affari (avvenuto nel 1997), Mediaset ha chiuso l'anno in rosso: una perdita di 235 milioni di euro, contro l'utile dell'anno precedente pari a 225 milioni. Il Bisicione ha poi fatto sapere agli azionisti che non avrebbe distribuito alcun dividento. In calo anche i ricavi, passati da 4,25 a 3,72 miliardi di euro (una flessione del 12%). I debiti ammontano a 1,8 miliardi di euro. E in un contesto gfià difficile, il dato più pesante è quello relativo alla raccolta pubblicitaria, che nel 2012 è calata del 16%, percentuale curiosamente simile a quella a cui Confalonieri ha rinunciato.  

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