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Il fisco non vuole rimborsarechi per sbaglio paga più Imu

Il contribuente che fa male i calcoli e versa un importo maggiore (anche se la colpa è del Comune) non può chiedere la compensazione con l'Erario. E riavere indietro i soldi sarà un'impresa

Andrea Tempestini
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  di Sandro Iacometti Occhio al calcolo dell'Imu. Se sbagliate, avere i soldi indietro non sarà così semplice. Tanto per rendere la pillola un altro po' più amara, infatti, la nuova Imposta municipale non potrà essere utilizzata come credito per la compensazione fiscale, così come avviene per gli altri tributi. Con quello che pesa, direte voi, nessuno è così pazzo da sborsare più quattrini di quelli richiesti. Eppure, l'eventualità di pagamenti in eccesso non è così peregrina come si potrebbe pensare. Caf e commercialisti hanno già ricevuto moltissime segnalazioni relative ad acconti errati. E lo stesso accadrà in sede di saldo.  I margini di manovra nella modulazione del balzello concessi dallo Stato a livello territoriale, del resto, rendono l'errore molto frequente. Ci sono comuni che hanno stabilito aliquote agevolate per le abitazioni affittate a canone concordato, oppure che hanno assimilato alle prime case gli immobili di proprietà di anziani residenti in case di cura o quelli posseduti da residenti all'estero. C'è poi una piccola percentuale di Comuni (il 6,8% per la prima casa e l'1,4% per la seconda) che ha ridotto l'aliquota. In tutti questi casi, ma anche in moltissimi altri, compresi quelli in cui interviene un mero errore materiale o una svista, il contribuente potrebbe versare più del dovuto.  Cosa accade in questo caso? Se l'Imu fosse un balzello come gli altri, basterebbe aspettare la prossima tornata fiscale per portare il credito in compensazione. Tanto più che la procedura inversa, ovvero utilizzare crediti erariali per pagare l'Imu, è possibile. Basta utilizzare l'F24 al posto del bollettino per il versamento e inserire nella sezione erario i relativi codici tributo e l'ammontare del credito da portare in compensazione.  Ma l'Imu è una tassa ibrida. E malgrado la quota statale (il 50% calcolato sull'aliquota base della somma versata per la seconda casa finisce nelle casse centrali), l'imposta è a tutti gli effetti municipale e deve quindi essere il Comune a restituire il maltolto.  Come? Nessuno lo sa con esattezza. E in ogni caso non ci sarà una procedura comune per tutti: ogni amministrazione locale deciderà come meglio crede.  Di sicuro, per ora, non è prevista alcuna forma di compensazione con altri balzelli comunali. In altre parole, bisognerà chiedere un vero e proprio rimborso. Alcuni Comuni virtuosi hanno predisposto un modello che il contribuente può utilizzare per chiedere la restituzione della somma.  Altrimenti bisognerà seguire la via ordinaria, che non è così semplice. In caso di errore sulla quota erariale dell'imposta municipale bisogna inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno all'Agenzia delle entrate.  Se invece, come è più probabile, l'eccesso di versamento è riferito alla quota che finisce nelle casse del sindaco, la stessa raccomandata va inviata agli uffici del Comune. In teoria per chiedere il rimborso c'è tempo cinque anni. La speranza è che il fisco comunale non impieghi lo stesso tempo per restituire la somma.  

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