Monti pronto all'ultimo blitz:chiederà aiuto alla troikae farà commissariare l'Italia
Il ministro Grilli a Londra disse: "Le autorità europee interverranno ad aprile". Il Professore abdica, ma ci vuole imporre un ventennio di austerità
Londra, epicentro economico del Vecchio Continente. La City che tira i fili dell'alta finanza. La City che, da tempo, era conscia della prossima fine del governo Monti. Londra vittima del panico che può scaturire (sui mercati, sia chiaro) per l'addio del Professore? Niente affatto. Il retroscena lo rivela Dagospia. Bisogna fare un salto indietro di poco meno di un mese. E' il 14 novembre quando il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, vola nella capitale britannica per una cena di beneficenza. Siamo ancora lontani dal repentino sgretolarsi della maggioranza dei tecnici e dall'annuncio del ritorno in campo di Silvio Berlusconi, ma ai più il quadro era già chiaro. La confessione - Alla cena il signor Grilli si sbottona. Al tavolo c'è il gotha dell'alta finanza londinese, che chiedeva al titolare del dicastero di via XX settembre notizie "fresche" sullo stato di salute dell'Italia prossima all'addio al governo tecnico. Grilli, secondo il resoconto di Dagospia, non si sottrae alle domande, nemmeno a quelle scomode. Qualcuno gli chiede se l'esecutivo ha intenzione di chiedere lo stato di crisi alla "troika", alias a Unione Europea, Fondo Monetario e Bce, il "trio" che "gestisce" i Paesi in crisi, Grecia su tutti. La risposta di Grilli? Breve ma esaustiva: "Probabilmente chiederemo lo stato di crisi prima di aprile". Monti, da par suo, lo aveva sempre lasciato intuire: "Non chiederemo aiuto fino a quando non ne avremo bisogno", questa la sostanza del suo pensiero, ripetuto nelle sedi più disparate. Richiesta d'aiuto? - Tutto torna, insomma. L'ultimo atto del governo Monti è in caldo da tempo, e "causa-sfiducia", con tutta probabilità verrà soltanto anticipato di qualche settimana. Monti è pronto a chiedere l'aiuto della troika e del fondo salva-Stati. Ufficialmente si tratta di un "piano b" da utilizzare nel caso in cui i mercati internazionali dovessero rimettere nel mirino il Belpaese. Ma è semplice leggere dietro le dichiarazioni di Grilli un'altra verità: l'ultimo step del governo tecnico che ci ha imposto l'Europa potrebbe essere quello di commissariare l'Italia. In favore di chi? Dell'Europa, ovviamente. Come se le manovre e l'austerity imposte dal Vecchio Continente ancora non bastassero. Le conseguenze - Dagospia spiega di aver raccolto l'indiscrezione sulla frase di Grilli da un partecipante alla cena londinese, e si chiede perché nessuno abbia dato notizia di un'affermazione tanto pesante. La richiesta dello stato di crisi e l'intervento della troika a ridosso delle elezioni, infatti, permetterebbe al governo (tecnico) di negoziare e definire le condizioni economiche che la Penisola dovrà rispettare negli anni a venire. Condizioni da rispettare a prescindere dal colore di qualsivoglia governo che sarà. Monti, insomma, sta per abdicare, ma con un ultimo blitz potrebbe consegnare il Paese alle autorità continentali e vincolare i prossimi esecutivi a seguire la "linea" del rigore e delle tasse varata dai tecnici. Banche nel mirino - Ora è importante sottolinare cosa avverrà il prossimo gennaio: da tempo è già stato calendarizzato lo "sbarco" a Roma degli emissari della troika. Obiettivo del loro viaggio, scansire il sistema finanziario del Paese. Nel dettaglio, le banche. Gli istituti stessi non vedono di buon occhio l'arrivo della troika. Ecco un esempio. Le parole di Giuseppe Mussari, presidente dell'Abi: "Se questo è un percorso per inventarsi un nuovo cataclisma, abbiamo tempo per prepararci". Mussari teme che l'arrivo dei tecnici del Fmi serva soltanto ad acquisire dati sulle banche e sui loro crediti, per poi bollare il sistema come instabile o insostenibile e, di fatto, limitare ulteriormente la nostra sovranità. E il cerchio si chiude... - Torniamo al ministro Grilli, che non è parso particolarmente preoccupato per una eventuale riacuirsi della crisi dei mercati e per una nuova impennata dello spread. La sua "tranquillità", come nota l'attento quotidiano Milano Finanza, la si può evincere anche dalla fitta agenda di questi giorni, un susseguirsi di incontri con i big della finanza internazionale: vuole forse spiegare loro che non c'è nulla di cui preoccuparsi, perché tanto, a breve, l'Italia non avrà più autonomia decisionale? Possibile. Come è possibile che Monti, come ultimo atto del suo esecutivo, voglia spianare la strada al commissariamento della troika, e quindi di quell'Europa che lo ha voluto portare a Palazzo Chigi. Il cerchio si chiude...