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Imprese edili, lo Stato ha 19 miliardi di debito. Nel 2012 360mila posti di lavoro in meno

L'allarme Ance: le aziende che realizzano lavori pubblici sono pagate dopo 8 mesi, ritardi fino a 2 anni. In 5 anni 53 miliardi di investimenti in meno

Giulio Bucchi
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Un debito da 19 miliardi di euro: è la somma astronomica, e costantemente in crescita, che la Pubblica amministrazione deve ancora pagare alle imprese di costruzione. Si tratta di una delle tante pieghe del debito, più generale, che lo Stato ha con le aziende, un debito che tocca quota 90 miliardi. A denunciare il dramma dei ritardati   pagamentiè l'Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni presentato oggi dall'Ance, l'associazione nazionale costruttori edili. La carica dei disoccupati - In media le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate dopo 8 mesi e le punte di ritardo superano ampiamente i 2 anni. Tra le primcipali cause di ritardo c'è l'ormai famigerato patto di stabilità, che limita fortemente la capacità di investimento degli enti locali. Ma come sottolinea il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti, per questa   situazione in Italia "non ci sono sanzioni, mentre negli altri paesi sì". Ai pagamenti in ritardo si aggiungono gli effetti di una crisi pesantissima: secondo le ultime stime a fine 2012 si perderanno ben 360 mila posti di lavoro, in aumento del 17,8% rispetto all'anno scorso. "E non dimentichiamo - aggiunge Buzzetti - che tra quei mancati posti di lavoro, ce ne sono 72 dell'Ilva, 450 dell'Alcoa e 277 di Termini Imerese". Forte è stata l'accelerazione del ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese di costruzioni. Tra il 2008 e il 2011, il numero di ore autorizzate aumenta del 93% nel 2009, del 33% nel 2010 e del 4,7% nel 2011. E nei primi dieci mesi del 2012 si registra un'ulteriore e significativa crescita del 28,3% sui livelli già elevati dello stesso periodo dell'anno precedente. Se questa tendenza venisse confermata per l'intero anno corrente, il numero di ore autorizzate risulterebbe pari a 140 milioni, ossia 3,5 volte il risultato del 2008, pari a 40 milioni.  Investimenti in picchiata - Di fronte a questi numeri, impossibile non registrare un calo degli investimenti, che tra il 2008 e il 2013 sono scesi del 29,9%, pari a 53 miliardi in meno. Nel 2012, gli investimenti sono stati di 130,6 milioni di euro e sono calati del 7,6% su base annua, considerando che già il 2011 registrava un -5,3 per cento. E le proiezioni dell'Ance per il 2013 non sono rosee: gli investimenti si abbasseranno ulteriormente del 3,8% rispetto all'anno corrente. Settore particolarmente colpito è quello dell'edilizia pubblica, per il quale sono stati investiti appena più di 24,8 milioni di euro nel 2012. Stretta dalle banche - La contrazione del mercato, è inasprita dalla stratta sul credito. I mutui per l'acquisto delle case è in caduta libera per la difficoltà delle famiglie di accedere alle banche e nel primio semestre 2012 è stato registrato un calo del  47,9 per cento. E considerando tra il 2007 e il 2011, i flussi di nuovi mutui sono dimiuiti del 21,5 per cento. Tuttavia, le famiglie italiane sono le meno indebitate d'Europa. Stando ai dati 2010, il trend dell'indebitamento delle famiglie italiane per i mutui residenziali   relativo al Pil è del 22,7% contro il 107,1% dell'Olanda, prima, e il 101,4% della Danimarca seconda. L'Italia si trova nel gruppo delle più grandi economie europee con   famiglie meno indebitate, dalla Germania (46,5%) alla Francia (41,2%), mentre è del 64% il tasso di indebitamento delle famiglie in Spagna.            

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