Ecco il capolavoro di Monti:in un anno fa fuggire 235 mld
Dai cantoni elvetici (sempre meno apprezzati) e fino a Singapore. Cambiano le coordinate geografice ma non la sostanza: se il fisco picchia, i capitali scappano
di Francesco De Dominicis Dalla Svizzera a Singapore. Cambiano le coordinate sulle carte geografiche, ma la sostanza resta la stessa. Quando la mannaia fiscale di un governo picchia duro, i capitali fuggono all'estero. E poco importa se il paese off shore è più o meno lontano. Si tratta di risparmiare il più possibile sul piano tributario: del resto è proprio questo il criterio con cui i finanzieri scelgono i paradisi fiscali. E le banche di Singapore, nell'ultimo periodo, sono spesso preferite ai cantoni elvetici. Una tendenza, rivelata ieri dal settimanale Milano finanza, che trova la sua ragion d'essere nelle ultime mosse fiscali della Confederazione elvetica. Che sta stringendo una serie di accordi con vari paesi europei volti a introdurre una sorta di imposta patrimoniale sui depositi degli stranieri. Uno dei prossimi a firmare l'intesa anti furbetti dovrebbe essere proprio il Governo di Mario Monti. Il quale ha già usato parecchio la leva tributaria per far quadrare i conti pubblici della Penisola. Ragion per cui la fuga di capitali italiani all'estero è cominciata da un pezzo: tra giugno 2011 e giugno 2012 sono andati fuori dei nostri confini bel 235 miliardi di euro. La stima è del Fondo monetario internazionale e Monti non può smentire. Una valanga di denaro che però non ha invaso la Svizzera, come è accaduto spesso in passato. Pure i Paperoni italiani, infatti, stanno dirottando i capitali verso la Città-Stato asiatica. E sono proprio i private banker svizzeri a suggerire Singapore ai loro clienti. Il nuovo paradiso fiscale, del resto, garantisce il segreto bancario e, allo stesso tempo, non è nella lista nera dei paesi che non collaborano con le autorità fiscali dei singoli stati. Insomma, Singapore va di moda. E alcune previsioni indicano una forte crescita dei patrimoni. I super ricchi si spostano lì e lo faranno ancora a lungo: nel 2015 le masse di denaro potrebbero raggiungere la quota di 600 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ai 312 stimati a fine 2010. Certo c'è qualche problema di distanza: perché per tutti i movimenti allo sportello è obbligatoria la presenza sul posto e Singapore non è dietro l'angolo. Ma se in Italia la pressione fiscale continuerà a crescere - e la Svizzera sarà meno conveniente di prima - vedremo sempre più italiani in viaggio verso la Città-Stato.