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I truffati dalle pensioni. Ricongiungimenti alle stelle: le vostre storie

Per "unire" le due previdenze l'Inps arriva a chiedere centinaia di migliaia di euro. A rischio 650mila italiani. Scrivete a [email protected]

Giulio Bucchi
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  Per chi cerca una soluzione al pasticcio rincongiungimenti è un rompicapo. Per chi, e sono 650mila italiani, quel pasticcio lo subisce è un vero e proprio dramma. Con in più la beffa, perché il caos sui ricongiungimenti pensionistici per chi ha pagato contributi a due o più enti previdenziali e ora è costretto a unire le "carriere" sta prendendo le forme di una vera e propria truffa. Si tratterebbe, infatti, di pagare fior di migliaia di euro all'Inps. In molti casi, addirittura centinaia. Giuliano Cazzola (Pdl), vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, una proposta per dare copertura finanziaria alla correzione dei famigerati ricongiungimenti onerosi ce l'avrebbe: basterebbero 900 milioni in 10 anni, ma riducendo i potenziali beneficiari. Intanto, però, governo e maggioranza non trovano una scappatoia e i possibili contribuenti danneggiati si stanno organizzanto e molti minacciano addirittura una class action. Noi di Libero abbiamo deciso di dare voce a chi subisce il dramma dei ricongiungimenti e di raccontarvi le loro drammatiche storie. Ecco le quattro di oggi, e le tre del giorno precedente Scrivete la vostra esperienza sui ricongiungimenti  e inviateci una mail all'indirizzo  [email protected] La maestra a cui hanno "rubato" 12 anni di vita Il paradosso delle riforme è che pur non avendo cambiato scrivania né lavoro e neppure contratto alle porte della pensione si scopre che la domanda di ricongiungimento (presentata  prima del 2010) non è mai stata “lavorata” e che 12 anni di contributi sono svaniti nel nulla. La storia della Maestra C.C. è tanto garbata quanto surreale: «Sono un'insegnante di scuola primaria nata nel gennaio del 1951 (data emblematica), per mia scelta personale, anche se abilitata per la scuola pubblica, lavoro a tempo indeterminato e con contratto nazionale presso un istituto religioso dal 1985 e  che all'epoca era privato. Dal 1997 questo istituto è divenuto paritario e come tale, da quell'anno i versamenti pensionistici non sono più stati fatti presso l'Inps ma bensì, per legge, presso l'Inpdap. Nel 2003 ho inoltrato domanda all'Inpdap di ricongiungimento dei versamenti fatti in precedenza presso l'Inps», prosegue la signora C. C.,  «ma non ho mai avuto risposta e i versamenti sono ancora divisi e chissà che fine ha fatto la mia domanda. Ora per andare in pensione dovrei fare questo (maledetto) ricongiungimento ma a causa del costo per me impossibile ho rinunciato e continuerò ad insegnare per fortuna per me, con passione ben oltre i 65 anni». «In sostanza pur lavorando dal 1985 presso lo stesso datore di lavoro, il quale ha sempre fatto i regolari versamenti e che per legge, questa volta non per mia scelta, gli stessi sono stati fatti prima all'Inps (per dodici anni) poi all'Inpdap (per quattordici anni) e di nuovo ancora da quest'anno all'Inps senza mai raggiungere i requisiti per una pensione se non ricongiungendo. Da questi passaggi di ente non ottengo benefici come la legge 122/2010 cercava di eliminare, bensì mi ritrovo con la pensione cancellata. So già che se non cambierà nulla dovrò ricorrere legalmente per ottenere (forse) giustizia ma questo allontanerà ancora di più la pensione.  Sono veramente arrabbiata per questa situazione ma spero visto l'assurdità  della fattispecie, del numero notevole della persone coinvolte, che qualche Professore si renda conto del guaio e che dall'alto delle loro illuminate conoscenze ponga rimedio. Sono sarcastica, lo so, ma lo sono cosciente e volutamente». Il dipendente: "Svaniti tre anni di contributi al ministero di Elsa" Il fato gioca brutti scherzi anche ai dipendenti del ministero del Lavoro, oggi guidato da Elsa Fornero. Capita anche ai tecnici della materia di trovarsi imbrigliati nelle modifiche apportate notte tempo con un semplice articoletto buttato di fretta e furia dentro ad una legge estiva. «La mia vicenda paradossale», premette il dipendente pubblico che si firma non a caso “Situazione Paradossale”, «come dipendente di ruolo dell'Isfol, l'ente di ricerca del ministero del lavoro, Ho maturato 33 anni di contributi versati all'Inps; in aspettativa dall'Istituto dal 2009 al 2012, ho lavorato per il ministero del Lavoro per 3 anni (che ha versato regolarmente i contributi all'Inpdap). Per ricongiungere i due periodi è stato calcolato un onere -a mio carico- di circa 70.000 euro, praticamente l'importo che corrisponderebbe a 3 anni di contributi. In questo caso la mano destra del ministero non sa quel che fa la sinistra. E chi paga sono io, che mi trovo oggi con un “buco” previdenziale di 3 anni, da dover riempire con tre anni supplementari di lavoro». Insomma, passando da un ente di ricerca del ministero del Lavoro al dicastero da cui dipende il ministero il nostro “Situazione Paradossale” è incappato nelle maglie dell'articolo 12 e dovrà soggiornare ancora all'Istituto perché i 3 anni lavorati a via Flavia sono evaporati.  Di paradosso in paradosso. Come ci racconta V. B.: «Io ho lavorato per 17 anni come geometra libero professionista fino a quando ho vinto il concorso come tecnico comunale. Dunque ho dovuto chiedere il ricongiungimento dei contributi anche perché mi si prospettava una pensione da libero professionista per 17 anni di lavoro per una “ragguardevole” somma di circa 3.000 euro lordi l'anno (meno del sussidio elargito ad un extracomunitario). Allora ne ho approfittato e ho chiesto il ricongiungimento per altri 3 anni in cui ho lavorato come artigiano quando ero ragazzo. La domanda di ricongiungimento l'ho presentata nel 2001 ed ho avuto la risposta dopo ben 10 anni quando mi hanno presentato il conto: 30.000 euro da pagare in 15 anni. Penso che continuerò a pagare, per avere la mia pensione, anche ben dopo la quiescenza». Il dirigente che per colpa di Tremonti perde 300mila euro «Nell'estate del 2010, alla presentazione al Parlamento della finanziaria “estiva”», racconta P. M. «blindata dal voto di fiducia, il duo Tremonti-Sacconi hanno furtivamente inserito, all'ultimo momento, una norma» che offre una «prospettiva di un futuro da fame, pur avendo versato negli anni di lavoro tutti i contributi dovuti».  P. M. accusa la retroattività della norma: entrata in vigore (approvata il 30 luglio veniva posta la sua entrata in vigore dal 1 luglio). «Con la finestra di luglio 2011 sarei potuto andare in pensione, avendo, allora, 60 anni di età e 40 anni di versamenti pensionistici. “Purtroppo” i miei  40 anni sono divisi in versamenti di: 19 anni in Inps e 21 anni in Inpdap. La qual cosa non sembrerebbe particolarmente negativa o riprovevole, ma per la legge risulta essere un “reato” tale da prevedere una sanzione di  300.000 euro o, in alternativa, la penalizzazione del 40% della normale pensione spettante a chi invece non ha mai lasciato il proprio settore, per pura fortuna o per una scelta del non rischio,  pur avendo versato gli stessi contributi. Fino al 2010 la ricongiunzione», spiega, «era onerosa in Inpdap e gratuita in Inps, in quanto il regime pensionistico del primo ente era ed è più alto rispetto a quello dell'Inps. Con la legge del 2010 la ricongiunzione in Inps da gratuita è passata a ben 202 mila euro di costo, in unica soluzione o 300 mila euro circa se rateizzata . Per tale motivo non sono potuto andare in pensione, attendendo, purtroppo invano, che il precedente ministro sanasse l'errore normativo, perché di errore si deve parlare e non di scelta politica, come ammesso dallo stesso Sacconi. In tutto questo tempo, dal 2010, nessuno, sia del precedente che dell'attuale governo, ha voluto prendere in esame la questione e sanare un abominio legislativo e una irrazionale vessazione nei confronti dei lavoratori “colpevoli” di aver solamente cambiato lavoro». Il paradosso, come spiega il nostro lettore, è che l'aver cambiato lavoro (e quindi istituto previdenziale) viene oggi indicato come il futuro di una società non ancorata al posto fisso. «Alla Fornero  ho chiesto di non essere considerato come un onesto lavoratore che ha versato per 42 anni tutti i contributi dovuti, ma di essere trattato come un “perfido” esportatore di capitali nei paradisi fiscali: i 300.000 euro richiesti per la ricongiunzione vengano trattati come capitali da “scudare”. Pago solo il 5% e sano tutto. E invece no. Quei simpatici “spalloni” vengono preferiti a noi, mascalzoni “cambiatori di lavoro”». Il manager: ha versato 2 mln. E non è ancora finita Pagare quasi due milioni di euro di contributi, lavorare una vita e vedersi recapitare la richiesta aggiuntiva di quasi 400mila euro di integrazione contributiva per ottenere un assegno pensionistico più pesante. «Sono un ex dirigente», racconta A. L. M. «instancabile nel lavoro, ma, per motivi  di famiglia, nel febbraio del 2011 presento  domanda di pensione all'Inps.  Dopo un assordante silenzio  durato un anno, ecco arrivare nel gennaio 2012  la risposta: per ricongiungere all'Inps  i tuoi due periodi contributivi maturati   presso Casse diverse (Inps per per 25 anni   ed  Inpdap per 14 anni ), devi versare   108.953,39  euro in unica soluzione, o, se credi, anche  in più rate, con l'interesse annuo del 4,5%!!   L'Inpdap, nel frattempo, certificava, con propria  nota  all'Inps, a me per conoscenza, che nei 14 anni della mia vita contributiva  ho versato nella Cassa-Inpdap la somma  di   905.184,91 ( novecentocinquemilacentottantaquattro/91) euro, ovvero  65.000 euro circa per anno solare!!! Nei 25 anni anni precedenti, invece nella Cassa-Inps, nella posizione di dipendente  quadro prima e dirigente dopo, ho versato contribuzioni, attualizzate  al febbraio 2012, per  un importo ben superiore!! Quindi  il  totale complessivo  versato alle Cassa-Inps prima  e Cassa- Inpdap dopo  è di oltre 2  (due) milioni di euro!  P.S. L'Inpdap, molto gentilmente peraltro, mi aveva fatto sapere che se avessi invece fatto domanda all'Inpdap, avrei  dovuto pagare per il ricongiungimento solo  397.850,00 euro per  avere  ben  1.100,00 euro lordi in più al mese rispetto a quanto prospettatomi dall'Inps. Se Sacconi e Tremonti non porranno rimedio a questa malefatta, strapperò già con le prossime elezioni  politiche la tessera elettorale, per non votare mai più per il resto della mia vita». Ultimo paradosso: oggi Inps e Inpdap (più Enpals) sono un unico ente previdenziale. Ma i contributi restano divisi e irricongiungibili. La storia - "Dopo 40 anni di lavoro, mi chiedono 300mila euro" La storia - "27 anni di contributi, ora voglio 350mila euro" La storia: "Mai cambiato impiego, eppure mi stangano"      

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