Il fondo salva Statifa ricca la Germania
In un'intervista a Bloomberg Tv il presidente Klaus Regling ammette: "Finora abbiamo investito 4 miliardi in titoli di Stato a rating elevato"
di Attilio Barbieri In attesa di capire come (ma soprattutto «se») utilizzare i 500 miliardi di dotazione, il fondo salva Stati ha iniziato a parcheggiarli in titoli sicuri. Roba tra tripla A, come ce n'è poca in giro di questi tempi. E la scelta, quasi sicuramente, dev'essere ricaduta sui titoli del debito pubblico tedesco. I Bund, rispetto ai quali si misura l'affidabilità di tutti le altre emissioni. Attraverso lo spread. Così Angela Merkel rischia di potersi vantare di aver vinto la difficile partita su come impiegare il pacco di euro destinato a salvare le banche spagnole, in prima battuta, e poi forse all'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi più indeboliti dalla speculazione. Italia compresa. Per ora, tuttavia, con somma soddisfazione della cancelliera tedesca, l'Esm ha si acquistato obbligazioni pubbliche. Molto probabilmente made in Germany, però. Ad ammetterlo, sorprendentemente è stato Klaus Regling, il grande capo dell'Esm, letteralmente European stability mechanism. Il fondo salva Stati appunto. «Finora abbiamo investito 4 miliardi di euro in titoli di Stato a rating elevato, soprattutto denominati in euro», ha raccontato nel corso di un'intervista concessa a Bloomberg Television in Lussemburgo. Certo, nella fascia alta del tabellone ci sono pure gli Oat francesi che però hanno perso nei mesi scorsi la tripla A, riconosciuta ora dalle agenzie di rating solo ai Bund di frau Merkel. Facile immaginare che nel paniere degli investimenti effettuati dall'Esm vi siano soprattutto quelli. E dire che finora dai forzieri gestiti da Regling non è uscito altro. In una recente intervista pubblicata dal Sole 24 Ore ha confermato la disponibilità a erogare i 100 miliardi necessari a salvare le banche spagnole, In due tranche, però: 30 miliardi subito, gli altri non si sa. Il fondo salva Stati non si tirerà indietro neppure nel caso dovesse presentarsi la necessità di fornire aiuti diretti ai grandi Paesi in crisi. Ma con cautela, «per non escluderli dai mercati». Certo, l'esempio della Grecia è davanti agli occhi di tutti. Complice la lentezza con cui l'Europa si è mossa e i piani di austerity capaci di stendere perfino gli Stati Uniti, ora Atene non riesce a raccogliere più un cent. Nessuno si sognerebbe più di acquistare un titolo del debito pubblico ellenico. E per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici la Grecia deve aspettare in ginocchio i soldi della Bce e del Fondo monetario internazionale. A proposito di istituzioni che acquistano bond pubblici Regling, già sempre lui, ha dichiarato al 24 Ore: «Quando compriamo titoli di Stato di un paese, in quel momento noi come Esm stiamo erogando un prestito a quel paese, perchè utilizziamo il prestito per comprare i titoli». Vuoi vedere che alla fine prima ancora di aiutare Madrid, sull'orlo della bancarotta da mesi, l'Esm sta prestando soldi ai tedeschi? Dopo aver opposto un secco «nein» quando Draghi propose di assegnare al fondo salva Stati una licenza bancaria, Berlino rischia di avere il privilegio di incassarne fra i primi i finanziamenti. Paradossi di un sistema, quello europeo, guidato da logiche estranee alla democrazia.