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E con la spending review 1,9 mld in più di tasse

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Confesercenti: per 18 milioni di italiani, residenti nelle Regioni con deficit sanitario, aumenterà l'Irpef

Lucia Esposito
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Dalla seconda settimana d'agosto, con l'approvazione definitiva alla Camera del decreto sulla spending review, 18 milioni di cittadini italiani pagheranno 1,9 miliardi in più di imposte. E' la stima Confesercenti sulla base dell'articolo 16 del decreto che consente alle otto regioni con deficit sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia), di aumentare di 0,6 punti l'addizionale regionale Irpef, anticipando di un anno quanto previsto dalle norme sul federalismo regionale. Infatti, l'addizionale regionale che, dopo quest'ultimo aumento, graverà sui contribuenti di Sicilia, Calabria e Molise (2,63%) sarà del 114% in più rispetto all'onere sopportato da trentini, friulani, veneti, valdostani e toscani (1,23%).    Gli esempi Ad esempio, per un reddito di 30 mila euro, il contribuente calabrese pagherà 789 euro l'anno, ossia 420 euro in più rispetto ai contribuenti delle regioni più virtuose (che sullo stesso reddito dovranno 'solò 369 euro). Una penalizzazione che, ovviamente, aumenterà proporzionalmente all'aumentare del reddito. La penalizzazione delle realtà territoriali più povere aumenta considerando insieme l'addizionale regionale e quella comunale. Ad esempio, per un reddito di 30 mila euro, il contribuente di Catanzaro sosterrà l'onere più alto (il 3,43% , per 1029 euro l'anno); ossia ben 600 euro in più (il 140%) rispetto all'italiano residente in realtà come Bolzano e Firenze in cui si combina una scelta minimale del fisco comunale (0,2% l'aliquota) e un prelievo regionale limitato all'aliquota base (1,23%) senza maggiorazioni di sorta. E ancora, il contribuente napoletano e quello palermitano pagheranno 939 euro, quasi il doppio di quello fiorentino. "E' evidente - sottolinea Confesercenti - che in questa situazione e con i consumi in grave stallo sia necessario procedere con urgenza sulla strada di una riduzione sostanziale della spesa pubblica e dei costi della politica, dirottando risorse cospicue sul fronte sempre più caldo del fisco al fine di ridurre in modo deciso e rapido la insostenibile pressione fiscale, in particolare sul lavoro".

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