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E a Milano crollano i titoli bancari: Piazza Affari lascia sul terreno il 3%. Pessimi i dati sul Pil

Male anche le altre piazza d'affari europee: Parigi -0,3%, Londra -0,2% e Madrid -0,6%

Matteo Legnani
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Pessime notizie dalle Borse, pessime dal fronte macroeconomico: i listini inizialmente festeggiavano il piano Ue di aiuti a favore delle banche spagnole, ma poi il tracollo, pesantissimo a Piazza Affari (il paniere principale Ftse Mib ha perso il 2,79% e il complessivo All Share il 2,46 per cento). L'Italia è ufficialmente nel mirino della speculazione, che colpisce le banche: il timore è che dopo Atene e Madrid, tocchi a Roma. Male anche le altre piazze affaristiche europee (Parigi ha lasciato lo 0,29%, Londra lo 0,20%, Madrid lo 0,60 dopo i rialzi mirabolanti del mattino). Le altre cattive notizie sono arrivate dai dati sul Pil: la stima definitiva sul Prodotto interno lordo italiano è stata diffusa dall'Istat, che conferma la stima preliminare dello scorso 15 maggio. Secondo quanto rilevato dall'Istat, tutte le componenti delle domanda interna, eccetto la spesa della Pubblica amministrazione, sono risultate in diminuzione (il contesto è quello di una marcata contrazione delle importazioni e di un lieve calo delle esportazioni).in una giornata a tinte fosche, sono arrivate anche le pessime notizie su Pil che diminuisce e spesa pubblica che, nonostante i proclama del premier Mario Monti, aumenta: la ricetta del professore si rivela ogni giorno più sbagliata. Nel dettaglio, la domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 1,2 punti percentuali alla crescita del Pil (in calo dello 0,6 i consumi delle famiglie, dello 0,7 gli investimenti fissi lordi, mentre la spesa della Pa ha contribuito positivamente per 0,1 punti percentuali). Anche la variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla crescita del Pil (calo di 0,5 punti percentuali), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,9 punti percentuali. L'andamento dell'offerta mostra variazioni congiunturali negative per il valore aggiunto dell'industria (contrazione del 2,0%) e dei servizi (calo 0,6%), mentre quello dell'agricoltura è aumentato di 4,9 punti percentuali. 

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