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Obama, la Casa Bianca e l'incognita gay

Barack cerca la rielezione ma la questione omosessuale sui diritti civili potrebbe essere un boomerang

Giulio Bucchi
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I temi sociali, religiosi e dei diritti civili stanno riguadagnando centralità  nella politica americana, dopo che quelli economici l'avevano monopolizzata nell'ultimo triennio. Non che ora occupazione e crescita del Pil non contino più, ma è un fatto che altri temi si impongono nella cronaca quotidiana, e potenzialmente potranno diventare vistosi ed influenti sul voto di novembre con il passare dei mesi. Il primo è la questione Obamacare sotto l'aspetto del mandato obbligatorio ad avere una polizza, o a pagare una multa in alternativa: trascinata in tribunale dagli oppositori (i Repubblicani) che la accusano di incostituzionalità perché nessuno, secondo loro, dovrebbe essere costretto a comprarsi una polizza sanitaria per il solo fatto di essere in vita, la legge ha avuto finora sentenze contrastanti da diverse corti di primo grado e poi d'appello. Ora il caso è stato portato davanti alla Corte Suprema, che ha deciso di esaminarlo entro l'estate. L'esito diventerà un pezzo forte della campagna nei suoi ultimi mesi, quelli decisivi: e se Obamacare sarà dichiarata incostituzionale, sarà un brutto colpo per il presidente che le ha dato il nome. Poi, sempre legata alla stessa riforma della mutua in senso pubblico, c'è la scelta di Obama di obbligare ospedali e scuole cattoliche a fornire ai propri dipendenti, fedeli o meno, polizze con il timbro statale fornite di copertura delle spese per il controllo delle nascite (i cattolici sono insorti, ne abbiamo scritto diffusamente nel Diario di ieri). Ora, notizia freschisssima di ieri, c'è la sentenza del Nono Circuito (Federale) della Corte d'appello degli Stati Uniti di bocciare, 2 a 1,  la Proposizione 8 che i cittadini dello Stato della California avevano approvato con un referendum per mettere al bando le nozze tra gay. Era stata la Corte Suprema della California a imporre la introduzione delle nozze omosessuali nel 2008, sostenendo che le misure di privacy e di eguale protezione previste dalla Costituzione dello Stato non permettevano discriminazioni basate sul genere maschile o femminile in tema di matrimonio. La risposta dei sostenitori delle nozze tradizionali era appunto stata la Proposizione 8, passata con una maggioranza del 52%, che mise fuori legge le nozze omosessuali (ne erano intanto state celebrate già 18mila). Ma un giudice federale di distretto di San Francisco, Vaughn Walker, nel 2010 aveva poi bocciato a sua volta la Proposizione 8. I gruppi che avevano vinto il referendum avevano subito fatto ricorso ed ora i giudici d'appello hanno ribadito il No alla Proposizione 8. La motivazione è che esistevano già  leggi che davano alle coppie gay, nelle formule delle partnership domestiche, gli stessi diritti delle coppie di sesso opposto. Così, hanno scritto nel verdetto i due giudici della maggioranza, la “Proposizione 8 non ha altro scopo, e non ha altro effetto, diverso dalla diminuzione dello status e della dignità umana dei gay e delle lesbiche in California, e dalla  riclassificazione ufficiale delle loro relazioni”. In pratica le coppie composte da un uomo e da una donna non sarebbero già più, adesso, la base razionale, e legale, per garantire di procreare consapevolmente o di essere i genitori ottimali. Solo la Corte Suprema potrà dirà l'ultima parola, perché  i gruppi contrari alle nozze gay faranno ricorso contro la Corte d' appello. Non si sa oggi entro quanto tempo i nove giudici supremi esamineranno la vertenza ed emetteranno il responso. Tecnicamente potrebbe essere anche nell'ultimo trimestre del 2012 (difficile) o nella prima metà del 2013 (più probabile). Politicamente  è però garantito che i due candidati presidenti dovranno preparare una risposta da spendere nei dibattiti, perché per la mina delle nozze gay è scattato il conto alla rovescia. Quattro anni fa Obama, la Hillary, e tutti i repubblicani erano contrari. Ma Obama, che ha già fatto cadere il muro del gay dichiarati nell'esercito durante il suo primo triennio, potrebbe cambiare ufficialmente idea sulle nozze gay e diventare apertamente favorevole. Lo è già, ideologicamente, ma finora ha detto che la sua “posizione è in evoluzione”. “Ci sto lavorando”, ha detto ancora tre o quattro mesi fa. Dipenderà insomma dai sondaggi d'opinione, che anno dopo anno registrano un aumento della percentuale di sì nel Paese. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi  

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