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Quanto pagano i ricchi americani in tasse? Per Obama troppo poco

Barack sfrutta gli slogan di Occupy Wall Street per spingere la sua linea tributaria: un rialzo delle aliquote

Andrea Tempestini
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Quanto pagano i ricchi americani in tasse? Non pagano abbastanza per Obama, che e' contento di usare gli slogan di Occcupy Wall Street per spingere la sua linea tributaria che dominera' la campagna 2012: alzare le aliquote sui redditi dal 35% attuale ad almeno il 42% (mentre Romney pensa al 25%). Barack motiva la richiesta per un fatto di “equita'” e di etica, ed oltre ad avere dalla sua parte il neo-populista Warren Buffett (una vita spesa a diventare ultramiliardario grazie al capitalismo Usa e alla finanza, e la senilita' a dire, come George Soros il superspeculatore, che quello americano e' un sistema fiscalmente ingiusto verso i poveri) ora potra'anche accusare Mitt Romney di pagare solo il 15% sui redditi. Rispiegheremo piu' avanti perche' cio' sia nella sostanza falso. Ma prima chiariamo che lo scopo di Obama non e' la giustiza fiscale, che esiste eccome: lo stesso Congressional Budget Office (CBO), bipartisan, ha scritto in un suo recente rapporto, che “preso nel suo insieme il sistema federale delle tasse e' progressivo”. Ed ecco le cifre che lo documentano (anno 2007, ultimo disponibile a cura dello stesso CBO, riportato dal WSJ oggi 20 gennaio). Il famoso 1% ha versato una media del 18,8% in tasse sul proprio reddito, ma il totale medio delle tasse federali che ha pagato e' stato del 29,5%. La fascia dall'81% al 99% ha dato in media l'11,8% del proprio reddito e il 22,8% medio in tasse federali in totale. Il grosso della gente, cioe' chi va dal 21% all'80% nella classifica dei contribuenti, ha pagato una media del 4,2% sul proprio reddito, che sale ad una media del 15.1% di tasse federali versate. Il 20% sul fondo, i poveri, invece di pagare hanno avuto una media NEGATIVA sul proprio reddito pari al -5,6% (grazie ai crediti tributari sui redditi previsti dal codice, che si traducono in rimborsi reali): e il valore medio del complesso di tasse federali di questa fascia e' del 4,7%. Che ci sia progressivita', insomma, e' oggettivamente inconfutabile. Ma anche il 15% di Romney ha una spiegazione piu' che razionale, basta avere l'onesta' intellettuale di raccontare la storia delle tasse per intero. Le societa', si sa, pagano sui propri profitti il 35%. Ma le societa' non sono entita' lunari, sono possedute da azionisti in carne ed ossa. Quando le societa' pagano al fisco il 35% degli utili, quindi, sono gli azionisti che, in effetti anche se indirettamente, pagano quel tributo, ovviamente pro quota. Quegli stessi azionisti, poi, quando fanno la loro dichiarazione personale devono pagare ancora sui dividendi eventualmente percepiti o sui capital gains realizzati se vendono le quote: l' aliquota su questi guadagni e' del 15%, ma, visto che la societa' ha gia' pagato il 35% in corporate tax, il combinato dei due tributi, secondo un calcolo del WSJ, puo' raggiungere un massimo del 44,75% . Nessuna segretaria, nemmeno quella di Buffett malgrado le sue sparate, si avvicina a simili aliquote. E quando Romney dice che paga in tasse una percentuale del 15% circa, come ha anticipato, non tiene conto della realta' complessa del codice fiscale. Se non la spiega perde una occasione ghiotta per controbattere alla demagogia imperante dell'1% contro il 99%. E se non passa all'attacco sul tema delle tasse con una proposta forte nel suo programma “non meritera' di essere il nominato Repubblicano perche' sarebbe probabilmente destinato a perdere le elezioni di novembre”, ammonisce il WSJ. Obama ha una agenda gia' molto precisa: vuole piu' cash dai ricchi per due motivi. Uno, far vedere alla gente che lui e' come Robin Hood. Due, spendere le tasse incamerate per programmi pubblici che indirizzano i benefici a categorie che lo ringrazieranno con il voto (sindacati, minoranze, e i 24 milioni di percettori di tessere alimentari, un record di welfare che i suoi tre anni di governo hanno prodotto). Niente di nuovo, e' la classica demagogia della sinistra al lavoro. Ma se neppure lo sfidante conservatore, businessman e finanziere, si impegna a smontare le bufale dei Democratici, per il GOP butta male. di Glauco Maggi Twitter@glaucomaggi

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