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Tutte le domande cui Obama non risponde

Le tensioni in Iran, le elezioni in Russia, le bombe in Iraq, il futuro in Corea del Nord: Barack fa scena muta e manda avanti gli altri

Giulio Bucchi
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L'Iran ha dunque fatto il suo test lunedì 2, con il lancio di un missile terra-terra, per far vedere  di avere le capacità balistiche per concretizzare le minacce di qualche giorno fa di chiudere lo Stretto di Hormuz se gli Usa o l'Onu insistono con le sanzioni economiche. Che cosa ne pensa Obama? E chi lo sa, visto che il presidente, ora in vacanze ma pure prima, è sempre preservato dalle brutte domande dei giornalisti come un panda politico. La questione della intoccabilità del presidente è venuta alla ribalta dell'opinione pubblica per la legge del contrasto. Ma come, ha chiesto in un commento su www.realclearpolitics.com, a nome di tutti i milioni di americani che si sono sciroppati nel 2011 ben 13 dibattiti televisivi con i candidati del Gop,  un ex corrispondente per Usa Today presso la Casa Bianca, Richard Benedetto, che oggi insegna Politica e Giornalismo alla American University a Washinton? Di Romney e Perry, di Paul e Santorum eccetera sappiamo che posizioni hanno su tutto, dalle nozze gay all'economia malata, da Israele all'Iran, appunto, mentre Barack è muto come un pesce. Da agosto ha tenuto solo una conferenza stampa ufficiale durata 74 minuti, il 6 ottobre: e tutte le domande sono state soffici, se non veri e propri assists perché "spiegasse" meglio le sue proposte per creare posti di lavoro. Immigrazione, Iran, Iraq, Israele, Corea del Nord? "Nessun quesito", ricorda Benedetto. Che rincara: "Per di più, nessuno gli ha chiesto come pensa di ridurre il deficit, niente sulla Medicare o sulla pensione pubblica o la sua legge della salute, che sono invece tutte domande abituali per i Repubblicani che cercano di ottenere il suo lavoro". L'abilità di Obama di evitare questi confronti è certo una sua strategia, ma gli riesce solo perché ha di fronte un corpo giornalistico addomesticato, che non si batte con maggior decisione nel pretendere incontri ed occasioni, stigmatizza il reporter in pensione, elencando una serie di eventi delle sole ultime due settimane che, per lui, meritavano commenti presidenziali ma hanno avuto solo qualche parola della Hillary o, peggio, di qualche funzionario senza nome. *Le elezioni russe, che hanno portato al battibecco Putin-Clinton, come se il problema fosse di Hillary e non di Obama. *L'Iran, con la citata minaccia della chiusura di Hormuz e, di ieri, del test missilistico. Silenzio. *Le bombe e gli attentati in Iraq, subito dopo l'addio totale delle truppe Usa. Nessuno che gli abbia chiesto se la decisione del ritiro non sia stata premutura. *Infine la morte del leader coreano comunista Kim Jong Il e il passaggio del comando al figlio ventottenne, un fatto storico lasciato a un commento di maniera di Hillary sul "miglioramento auspicato delle relazioni". "Insomma abbiamo avuto ciò che l'ufficio stampa ci voleva propinare", ha concluso Benedetto, mentre Obama è stato tenuto a distanza di sicurezza. Dalle Hawaii, abbiamo avuto rapporti sul presidente che fa golf e nuota sui fondali, che si fa mettere la manina in bocca da un bambino, che "salva" una tartaruga marina, e che visita i marines e il memoriale di Pearl Harbor. Prima di partire, nella capitale - dimenticavamo - aveva fatto shopping con il cagnetto delle sue figlie Bo in un negozio per animali. Di fronte a un personaggio così alto e distaccato, presidenziale, senza un'asprezza, quel povero branco di litigiosi speranzosi del GOP fa proprio una brutta figura. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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