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Per vincere le elezioni Obama non vuole le foto sui documenti

Barack e Holder, ministro della giustizia afro-americano, si (ri)giocano la carta della razza: crociata contro la correttezza del voto

Andrea Tempestini
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Obama e il compagno di partito Eric Holder, ministro della giustizia e afro-americano come lui, giocheranno la carta della razza anche nel 2012. Il presidente ha deciso che solo portando al voto i fedelissimi (i neri e le altre minoranze, e i liberal) ha speranze del bis, e quindi, dopo l'attacco agli Stati che hanno votato leggi restrittive della immigrazione clandestina, è partita l'offensiva contro gli Stati che vogliono introdurre i documenti d'identità con la fotografia per potersi presentare alle urne. Sembra incredibile che in un paese democratico la più banale delle misure di giustizia, ossia proteggere la correttezza delle operazioni di voto con l'ammissione senza frodi degli elettori al seggio, sia ancora inesistente in una ventina di Stati. Siccome però i paladini del “non obbligo” di avere la patente, o il passaporto, o qualche altro valido documento con la fotografia e sotto il nome sono i Democratici, la pretesa passa per progressista. La tesi della sinistra è che pretendere lo sforzo di dimostrare con un documento di identità chi sei veramente quando metti la scheda per decidere il presidente degli Stati Uniti è una violenza che tiene lontane le minoranze povere, che non hanno i soldi per farsi un documento. Ancora giorni fa, a proposito delle leggi che sono in discussione in Texas e in Sud Carolina per richiedere l' ID (Identity Document), Holder ha detto in un discorso di “temere le stesse disparità, i problemi e le divisioni” che colpirono il paese nel 1965 (l'anno dopo la Legge dei Diritti Civili)  e che “molti americani per la prima volta nella loro vita hanno ora ragione di credere che noi stiamo fallendo nell'essere in grado di dare democrazia per tutti”. L'associazione dei neri NAACP, filo democratica, riporta il Wall Street Journal in un editoriale,  ha fatto una petizione all'ONU perché si esprima su ciò che il presidente Benjamin Jeaolus ha definito una “marea di attacchi al diritto di votare”. E intendeva non Cuba o la Corea del Nord, ma il Wisconsin, dove la legge pro ID è stata portata in tribunale dall'ACLU (associazione notoria di attivisti dei diritti (in)civili ) , il Texas e la Sud Carolina (contro la cui legge il governo ha fatto opposizione due giorni fa). Da notare che la misura del documento con foto è già vigente  in una trentina di Stati, e che anche la Corte Suprema, con un parere favorevole bipartisan di 6 a 3 ha stabilito nel 2005 che la legge dell'Indiana che richiedeva l'ID è costituzionale “per proteggere l'integrità e l'affidabilità del processo elettorale”, come scrisse nel verdetto per i sei della maggioranza Paul Stevens, peraltro un dichiarato liberal. Ma per Holder, sei anni dopo quella sentenza, negare l'ID sarebbe “espandere il diritto al voto”. Ciò è ridicolo, perché i numeri dicono che negli Stati dove c'è l'obbligo di ID la partecipazione è cresciuta, e non calata, con la sua introduzione. Oltretutto, in Indiana lo Stato offriva gratis l'ID a tutti i cittadini, bastava chiederlo. E poi è da tempo che si deve mostrare l'ID non solo per viaggiare in aereo, ma anche per pagare a volte con la carta di credito, o anche farsi fare la tessera-fedeltà nei negozi. L'offensiva di Holder-Barack è di pura propaganda. L'idea di poter sventolare come imposizioni che discriminano una razza le banali misure che danno correttezza alla procedura. E ciò per “scaldare” i neri e farli accorrere al seggio, visto che i dati dei sondaggi mostrano un forte raffreddamento di entusiasmo verso Barack tra le categorie in cui non può permettersi di perdere neppure un voto. Naturalmente, a pensar male si può anche credere che, oltre alla motivazione politica, il sistema “senza documenti” sia anche quello ideale per chi vuol truffare. E la storia della associazione Acorn pro Democratici, che fu sciolta dopo le malefatte del 2008 quando iscrisse nelle liste del voto i morti, o fece compilare ventine di domande per ogni persona “convinta” con denaro a truffare è un monito pesante. di Glauco Maggi Twitter@glaucomaggi

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