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L'ultimo favore dei repubblicani a Obama

I conservatori fanno marcia indietro al Congresso sulle trattenute in busta paga. Così Barack diventa l'uomo anti-tasse...

Giulio Bucchi
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I Repubblicani si sono fatti un clamoroso autogol in Congresso. Dopo settimane di trattative con i Democratici sulla definizione di un decreto fiscalmente accettabile per rinnovare per un anno la riduzione di due punti percentuali dei contributi pensionistici in busta per 160 milioni di lavoratori dipendenti, i senatori del GOP hanno concordato pochi giorni fa una mediazione con i senatori Democratici. Ieri l'altro, i deputati del GOP che hanno la maggioranza alla Camera hanno respinto l'accordo e hanno chiesto la convocazione di una “conferenza congiunta Camera-Senato” per ridiscutere insieme i termini della norma. E' secondario spiegare i termini del dissidio sul piano tecnico, perché la sostanza del muro contro muro è tutta politica. La componente dei Tea Party, che è forte abbastanza alla Camera da condizionare la leadership del partito e lo Speaker John Boehner, vuole una maggiore severità fiscale nella misura, anche se transitoria. E così ha respinto il “fatto compiuto” della leggina passata al Senato con 89 voti su 100, con quasi tutti i senatori repubblicani, più moderati, a favore. Obama, che aveva approvato la mediazione votata al Senato, si gode ora lo spettacolo di un partito avversario diviso. Ed è prontissimo ad accusare i Repubblicani del fallimento della trattativa: se entro il 31 dicembre non sarà votata sia dalla Camera sia dal Senato una identica misura che prolunghi i benefici fiscali approvati un anno fa (quando Obama dovette contemporaneamente ingoiare la proroga ben più consistente dei tagli alle tasse di Bush che sarebbero spirati il 31 dicembre 2010), gli americani vedranno salire nello stipendio le trattenute per la Social Securities, in media, di oltre un migliaio di dollari nel corso del 2012. Il “Fiasco del GOP sulla trattenuta in busta paga”, come ha titolato polemicamente il Wall Street Journal strigliando i vertici sconnessi del partito conservatore, ha il paradossale effetto di consentire al presidente di presentarsi come quello che “taglia le tasse” agli occhi del Paese, ma viene ostacolato dai Repubblicani. E' ovvio che la riduzione dei contributi per la pensione va ad aggravare il bilancio dell'ente previdenziale, e non ha lo stesso effetto benefico che avrebbe un taglio alle aliquote sui redditi personali o sugli utili delle imprese. Ma ai comizi non si va per il sottile, e starà ora ai Repubblicani aggiustare la situazione impossibile che hanno creato essi stessi. Boehner, infatti, ha continuato a dire che la proroga comunque è un fatto scontato, e che gli americani non avranno una busta più smilza a fine gennaio. Ma deve riuscire a riportare i Democratici, e Obama, al tavolo congiunto del confronto, e anche fare la pace con i colleghi repubblicani del Senato che si sono visti scavalcati a destra dal “no” alla loro mediazione. Con tutto ciò, la netta percezione è che il GOP in Congresso stia aprendo il 2012 delle elezioni presidenziali nella maniera peggiore. Cioè fornendo facili cartucce polemiche al populista Obama. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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