Modena, 16 lug. (Adnkronos) - Una delle piu' singolari scoperte archeologiche degli ultimi anni e' protagonista della mostra "Le Mummie di Roccapelago (XVI-XVIII sec.): vita e morte di una piccola comunita' dell'Appennino modenese" allestita fino al 14 ottobre nel museo e nella Chiesa di Roccapelago, nell'Alto Frignano modenese. Una fossa comune con 281 inumati, di cui circa 60 mummificati, sepolti dalla meta' del Cinquecento alla fine del Settecento, che un fortunato mix di ventilazione e clima asciutto ha conservato fino ad oggi, restituendoci i morti di un'intera comunita'. Li avevano trovati nel gennaio 2011 durante i restauri della chiesa. Scoperchiato il soffitto della cripta, era apparsa una piramide di corpi accatastati uno sull'altro, una montagna di ossa, pelle, tendini e capelli ancora avvolti in sacchi-sudari, con camice, calze, cuffie e piccoli oggetti d'uso quotidiano. Ora una mostra curata da Giorgio Gruppioni e Donato Labate espone 13 di quelle mummie e circa 150 tra i reperti piu' significativi rinvenuti nello scavo, cercando di raccontare la vita di quell'umile gente, una piccola comunita' montana di 40, 50 individui al massimo, uomini e donne in egual misura, vissuti abbarbicati sul loro cocuzzolo, a 1095 metri di altitudine. Studiando i loro resti, esperti di tessuti e devozione religiosa, archeologi, antropologi e genetisti stanno ricostruendo la loro vita, scoprendo le abitudini dei contadini, le vesti intime, i modi di sepoltura, la dieta e le carenze alimentari, le malattie, i traumi e i tentativi di cura. Le informazioni piu' struggenti vengono dalle cure applicate alle salme, amorevolmente preparate dai propri cari prima dell'inumazione. I capelli delle donne erano acconciati con trecce e chignon o raccolti in cuffie, le mani intrecciate in atto di preghiera o adagiate sull'addome, i polsi e le caviglie legati per mantenerli uniti, i menti fasciati per evitare che la bocca si spalancasse. Come nei giorni di festa, le si adornava con anelli, orecchini, collane o bracciali, gioielli semplici, in linea con il tenore di vita della comunita', mai in metallo prezioso.